GIULIA BONEZZI
Cronaca

Milano, la veglia per la bimba nel cassonetto. Rosari, lacrime, lumini e peluche: "Questo mondo non ti merita..."

In molti si sono riuniti per ricordare il dramma: "Noi non ci stiamo, non ci voltiamo dall’altra parte". Il parroco: "Questa preghiera non è diretta alla piccola, lei è già in cielo, ma è per il valore della vita"

Molti i partecipanti alla veglia di preghiera per la neonata morta

MIlano – Arrivano a piccoli gruppi , qualche persona poi qualche decina e alla fine un centinaio e più, in piedi tra il marciapiede e la strada, mentre l’ombra avvolge un cassonetto troppo giallo all’angolo tra via Saldini e via Botticelli. Come quarantott’ore prima, venerdì sera, quando questo raccoglitore di abiti usati con su scritto Caritas è diventato la tomba temporanea di una bambina appena nata.

«Ciao piccolina , questo mondo non ti merita", si legge su un biglietto tra i mazzi di fiori e di palloncini che sono diventati una fila, un pupazzo di coniglietto viola e uno blu, una statuina d’angelo che una donna vuole lasciare a tutti i costi mentre don Luca, responsabile dell’oratorio della parrocchia di San Nereo che veglia sulle anime di questo spicchio del borghese quartiere di Città Studi, dispone un abbraccio di lumini intorno al cassonetto.

È un rosario, "un piccolo segno di testimonianza per dire che noi non ci stiamo, vogliamo fare il possibile perché non accada mai più"; per "la speranza che sembra essersi spenta proprio sotto casa nostra", dice don Luca che sa già quel che dicono i primi esiti dell’autopsia di sabato notte: che la bimba non è morta nel cassonetto, lo era già quando qualcuno l’ha lasciata avvolta in una felpa e visibile all’imboccatura e forse (ma ci vorranno altri accertamenti per stabilirlo) non ha mai nemmeno respirato.

Questa preghiera , spiega don Gianluigi, il decano che la guida, "non è diretta alla bambina, lei è già in cielo, ma è per il valore della vita". È "per la mamma" il cui pancione al nono mese non è stato notato nella Milano presa dal Salone del Mobile, ragiona don Luca, e che ora la squadra mobile cerca se possibile con più urgenza, perché potrebbe aver partorito in condizioni precarie (sulla bimba c’erano tracce della placenta e il cordone ombelicale, tagliato da una mano non professionale) e rischiare molto se non si sottopone a controlli medici e cure.

Intanto si prega, a Città Studi, anche "per tutte le altre persone coinvolte in questa triste vicenda – dice don Gianluigi –. Anche noi lo siamo. Non possiamo restare indifferenti".

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