Milano, 23 settembre 2024 – Si sta definendo e completando un iter burocratico che è stato lungo, complesso e intricato per il passaggio da una Regione all'altra, da un'Azienda sanitaria all'altra. Ormai i tempi sembrano maturi: Renato Vallanzasca dovrebbe lasciare a breve il carcere di Bollate per essere trasferito a Sarmeola di Rubano, nell'hinterland di Padova, dove verrà accolto e assistito all'Opera di Provvidenza Sant'Antonio, una struttura nata come emanazione della diocesi patavina una sessantina di anni fa e che da circa venti dispone di centri riservati ad anziani non autosufficienti, con decadimento cognitivo.
Per l'ex bandito della Comasina è stata frattanto nominata una figura con il doppio incarico di amministratore di sostegno e di tutore. Si tratta di un imprenditore milanese che è in rapporti con Vallanzasca da quasi quattro lustri. Settantaquattro anni, 52 dei quali trascorsi in carcere, gravato dal peso di quattro ergastoli per un totale di 295 anni di reclusione, il vecchio fuorilegge è stato riconosciuto affetto da demenza, Alzheimer, paranoia, deliri notturni, afasia. Vedrà schiudersi il portone del carcere senza rendersi conto di ciò che sta accadendo. Il giudice del Tribunale di sorveglianza di Milano, Carmela D'Elia, ha accolto l'istanza dei difensori, Corrado Limentani e Paolo Muzzi, per il differimento della pena e gli arresti domiciliari. La richiesta aveva ricevuto il parere favorevole della Procura generale. Alle istanze dei legali, si erano aggiunti gli appelli, come quello lanciato qualche mese fa dall'ex moglie di Vallanzasca, Antonella D'Agostino: "Non è più lui. Non si ricorda neanche chi era. Per usare le sue parole è 'fuori di testa’. Faccio un appello affinché siano disposti a fargli passare gli ultimi anni della sua vita”.