Il vaiolo delle scimmie accelera: a Milano 17 nuovi casi in 48 ore

Sono arrivati a 63 i contagiati censiti dall’Ats Metropolitana: più del 70% degli 88 infettati in tutta la Lombardia

Vaiolo delle scimmie

Vaiolo delle scimmie

Milano, 26 giugno 2022 - Diciassette nuovi contagi da vaiolo delle scimmie in due giorni, sostanzialmente a Milano: l’Ats Metropolitana, che mercoledì scorso era arrivata a censire 46 contagiati dal monkeypox in quasi un mese (il primo è stato scoperto all’ospedale Sacco il 24 maggio), venerdì, dunque quarantott’ore dopo, toccava quota 63. Quasi quanti ne registrava due giorni prima l’intera Lombardia (64), e già allora il 72% riguardava persone residenti nella nostra Ats, che aveva visto gli infettati più che raddoppiare in meno d’una settimana, dai 22 di giovedì 16 giugno. Ieri i contagi confermati in Lombardia erano saliti a 88: Milano e dintorni continuano a censirne più di sette su dieci.

Accelera, il vaiolo delle scimmie, mentre l’Oms valuta se dichiararlo "emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale". Non solo a Milano: anche la Gran Bretagna, dalla quale era partito l’allerta per questa catena di contagi mai così estesa fuori dalle zone dell’Africa occidentale e centrale in cui il virus è endemico, ha visto i numeri raddoppiare in pochi giorni, sottolinea Marino Faccini, direttore delle Malattie infettive all’Ats Metropolitana. Ma in Lombardia il virus accelera soprattutto nell’area metropolitana di Milano, dove si concentrano i contagiati individuati dall’Ats che è competente anche per il Lodigiano. Nelle ultime due settimane le segnalazioni sono aumentate, e sono anche appropriate dato che su 150 casi sospetti in un mese per quasi metà l’infezione è stata poi confermata in laboratorio. Come nel resto della Lombardia, i contagi "autoctoni", cioè avvenuti probabilmente in Italia, sono progressivamente aumentati fino a superare quelli collegabili al "cluster estero". L’identikit dei pazienti non cambia: sinora tutti maschi, più di metà (il 52%) trentenni, aggiungendo i quarantenni si arriva all’84%. I ventenni costituiscono poco più del 10%, gli over 50 sono appena tre, e solo loro per età potrebbero esser coperti dal vaccino che ha eradicato il vaiolo “umano”, sospeso formalmente in Italia dal 1977 "ma negli ultimi anni c’era un po’ di disaffezione ", ricorda il virologo della Statale Fabrizio Pregliasco.

La Gran Bretagna ha deciso di offrire un richiamo coi vaccini disponibili (di nuova generazione, con effetti collaterali molto ridotti rispetto all’antico antivaioloso) alla popolazione attualmente più a rischio: operatori sanitari che hanno a che fare con questa patologia e uomini che hanno avuto rapporti sessuali con molteplici partner maschili o in luoghi teatro di contagi di recente. "I maschi che fanno sesso con maschi" restano "al momento i più colpiti da questi nuovi focolai", ha ricordato il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, e lo stesso "setting" è confermato per i contagiati lombardi e di Milano. Non certo perché questo o qualunque virus infetti solo loro, come voleva lo sciagurato stigma che negli anni ’80 colpiva gli omosessuali e anche la lotta all’Aids, ma perché le epidemie, almeno all’inizio, procedono per "cluster", a grappoli: come a marzo 2020 era statisticamente più probabile prendersi il Covid se si abitava nella Bergamasca o nel Lodigiano, così ora il monkeypox sta circolando maggiormente in un determinato ambiente ("setting"), inteso come catena di luoghi e contatti. "Il focolaio si è probabilmente sviluppato alle Canarie tra il 9 e il 15 maggio", ricorda Pregliasco, ed è vero che il monkeypox non è per ora tecnicamente definibile una malattia a trasmissione sessuale, ma la trasmissione nelle modalità più note, cioè mediante goccioline di saliva attraverso contatti ravvicinati e prolungati e "soprattutto il liquido delle vescicole che ha una fortissima carica virale, può avvenire non solo, ma certamente in qualunque tipo di attività sessuale – chiarisce il virologo –. Bisogna parlarne, fare appello alla responsabilità per garantire il tracciamento quando possibile e cercare di contenere la diffusione: col Covid non è stato possibile; con questo virus, molto meno contagioso, lo è".

Ed è vero che la malattia, in questo focolaio europeo, non si sta manifestando in forme particolarmente aggressive (dei 63 contagiati, solo quattro hanno avuto un ricovero), ma "può essere fastidiosa", sottolinea Faccini: "C’è chi ha cinque bolle, chi cinquanta, e possono lasciare cicatrici. Inoltre serve attenzione per evitare che il virus si diffonda e raggiunga individui come i bambini e le persone immunocompromesse, che possono avere conseguenze più gravi".

 

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