Milano, università tra ansia e solitudine: uno studente su tre in crisi nell’era digitale

L’indagine di Bicocca e dell’ateneo del Surrey su 35mila studenti. Lo psichiatra Carrà: “Il mondo social è croce e delizia, usiamolo meglio”. E Fedez ringrazia Progetto Itaca

Universitari tra ansia e solitudine. È in crisi un giovane su tre (e il 9% si è già fatto del male)

Universitari tra ansia e solitudine. È in crisi un giovane su tre (e il 9% si è già fatto del male)

Milano, 11 ottobre 2023 – Un universitario su tre fa i conti con ansia e depressione, a Milano come a Guildford, nel Regno Unito. A presentare i risultati di un progetto di ricerca comparativo – su scala internazionale – è l’università di Milano-Bicocca, che ha condotto l’indagine insieme all’Università del Surrey.

Sono stati coinvolti oltre 35mila studenti dei due atenei. Il progetto si chiama Campus (Caring and Assessing Mental Health of student Populations at Unimib and uniSurrey) ed è stato raccontato durante l’evento “Socialized Minds – La salute mentale giovanile nell’era dei social” organizzato da Bicocca e da Janssen, azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson, al quale hanno partecipato anche il cantautore Mr.Rain, Valeria Locati, fondatrice del blog “Una psicologa in città” e i portavoce delle fondazioni Bullone e Progetto Itaca.

Quest’ultima ieri è stata citata e ringraziata anche da Fedez“In Italia ci sono moltissime realtà che si prendono cura di chi soffre di disturbi della salute mentale – ricorda il cantautore su Instagram –. Tra queste Fondazione Progetto Itaca, che promuove programmi di informazione, prevenzione, supporto e riabilitazione per persone con problemi di salute mentale e le loro famiglie”.

Anche dai dati della ricerca condotta tra gli universitari emerge una maggiore frequenza di sintomi ansiosi e depressivi: interessano il 20% del campione. Il 16% ha sperimentato almeno una volta pensieri anticonservativi e il 9% ha compiuto almeno una volta atti autolesivi.

“Al di là delle specificità che una cultura nazionale porta con sé, l’indagine condotta da Bicocca e università del Surrey ha fatto emergere che, in una globalizzazione un po’ “triste“, i risultati sono simili – spiega Giuseppe Carrà, professore di Psichiatria –. Abbiamo ritrovato le conseguenze della pandemia, ma anche altre dimensioni della salute mentale come la solitudine (vissuta dal 45% del campione, ndr), la difficoltà a fare parte di reti sociali autentiche, vive e non virtuali. Devono esserci politiche di salute pubbliche che tengano presenti le necessità della nostra popolazione giovanile". Oltre agli sportelli psicologici, che sono stati potenziati anche in ateneo, si cercano nuovi strumenti.

"Il mondo digital è croce e delizia – sottolinea Carrà –: l’uso eccessivo dei social media è sicuramente un fattore di rischio per il benessere psicologico, ma questi strumenti hanno delle potenzialità come veicolo di messaggi positivi per la salute mentale che non possiamo ignorare". Si cercano nuove alleanze, anche per il “dopo-università“. “Non possiamo essere soli – conclude Carrà –. Aiutiamo i nostri giovani, ma quando concludono la loro esperienza come studenti ci piacerebbe passare il testimone a qualcuno che continui ad accompagnarli”.

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