SIMONA BALLATORE
Cronaca

Boom di iscritti nelle università online: gli atenei virtuali superano le private. Chi le sceglie e perché

Uno studio della Statale rivela l’ascesa delle telematiche: sempre più iscritti. In particolare crescono le studentesse e si abbassa l’età media degli immatricolati

Continua la crescita di iscritti nelle università telematiche

Continua la crescita di iscritti nelle università telematiche

Milano – Il sorpasso è assodato: le università telematiche hanno superato gli atenei non statali per numero di nuovi ingressi (42.539 contro 36.529 nel 2021-22). Le immatricolazioni a corsi di laurea triennali e ciclo unico negli atenei telematici sono state 25.133 (il 7,58% del totale nazionale) e gli avvii di carriera magistrale 17.406 (l’11,64% del totale nazionale). Colpisce un dato: l’età media degli iscritti si sta abbassando sempre più. A svelare il loro “identikit“ e ad aprire punti di riflessione è l’osservatorio Mheo ( Milan Higher Education Observatory ) guidato dall’università Statale di Milano, che ha steso il secondo dossier sull’istruzione secondaria in collaborazione con Cineca e Deloitte.

Se nel 2010 puntava alle università online soprattutto chi aveva in media 37 anni, nel 2022 l’età media dei nuovi ingressi è pari a 26 anni per i corsi triennali e a ciclo unico e di 32 anni per le magistrali. A essere in costante crescita è il numero di studentesse: nei corsi di laurea magistrale delle telematiche la presenza femminile supera il 60%.

"La spinta delle telematiche è nota dal 2018, anno del sorpasso – spiega Turri – ma il dibattito

si è sempre diviso tra detrattori e sostenitori. Usciamo da questa logica per analizzare la questione e interrogare le università su futuri scenari". Perché tra i dati ne emerge uno, con forza: "Finora gli atenei pubblici hanno rinunciato a un segmento della popolazione, non cogliendo sempre la risposta di chi ha un background scolastico più debole, che pare essere più attratto dalle telematiche, oltre che di chi deve conciliare studio e lavoro".

A maggior ragione con il calo demografico che bussa già alle porte delle superiori e con il dato inquietante dei Neet (giovani che non studiano né lavorano) sono dati sui quali anche le università milanesi devono cominciare a ragionare. Quasi il 100% delle immatricolazioni e degli avvii di carriera in corsi a distanza è negli atenei telematici, che attraggono oltre il 50% degli studenti over 35, e che quindi "detengono l’incontrastato primato sull’erogazione di corsi a distanza, di cui erogano l’83% dell’offerta formativa", sottolinea Turri. "Confrontando le caratteristiche degli studenti immatricolati in un’università telematica con quelli delle università statali e non statali, emerge che gli studenti delle telematiche hanno un’età comunque sensibilmente maggiore – continuano dall’osservatorio –. L’area sociale è quella preferita dagli studenti delle telematiche mentre quelli delle statali e non statali preferiscono l’area scientifica. Gli studenti delle telematiche con diploma liceale sono meno di un terzo, mentre quelli con diploma tecnico-professionale sono il doppio rispetto a quelli delle statali e non statali".

Le telematiche hanno più studenti provenienti da Sud e isole e meno dal Nord rispetto alle statali e non statali, anche se questa percentuale è in crescita. Al diminuire del voto di maturità, aumentano gli iscritti nelle telematiche, al contrario di quanto accade negli altri atenei, ma ci sono evoluzioni in corso anche su questo aspetto: il voto medio di maturità per gli studenti che si immatricolano in un ateneo telematico sette anni fa era 72,81 ed è aumentato a 76,90 nel 2022. Sotto la lente dell’osservatorio anche i divari tra campus statali, privati e telematici, su didattica e produzione scientifica. La competizione è impari, per i vincoli ai quali sono sottoposti atenei pubblici e privati. L’organico delle telematiche ha dimensioni ridotte, ed è composto principalmente da docenti a contratto. "Pur restando aperta la questione relativa alle conseguenze di una regolamentazione ministeriale volta a ridurre questa asimmetria e prevenire potenziali fenomeni di concorrenza sleale, gli atenei statali e non potrebbero cogliere nuove opportunità rispondendo anche alle esigenze di chi oggi guarda all’offerta telematica".