Emilio
Magni
Nell’ultima rubrica, la settimana scorsa, avevamo tirato in ballo, il gentile e assai simpatico termine dialettale "cicinin", derivato da "cicin" che significa "un pochettino". Il ricordo di questo "cicin", che è ancora molto adoperato nel chiacchierare soprattutto delle persone anziane, ha intrigato qualche lettore che ha subito annunciato, via e-mail, che "cicin", come molti altri termini dialettali, gode di qualche sinonimo. In questo caso il sinonimo di "cicin" è "grizzin". La volta scorsa avevamo scritto che all’amica Luigina che le stava ponendo lo zucchero nel caffè, la Teresa ha pregato di "mettem dumà un cicicin". Avrebbe però potuto chiedere "damen dumà un grizzin". Come "cicinin" viene da "cicin", "grizzin" scende da "grizz, termine che nel dialetto milanese significa appunto "poco" e "pochettino". Come ci racconta Francesco Cherubini nel suo prezioso dizionario (ben dieci volumi) del dialetto meneghino, se "grizz" vuol dire semplicemente "poco", il discendente "grizzin" possiede molti altri significati.
Spiega il Cherubini che "grizzin" è anche un particolare tipo di biscotto di fior di farina, azzimo e di facile digestione. "Si fa in bastoncelli -dice sempre il Cherubini- del diametro di circa un centimetro". È facile comprendere che si tratta del comune grissino. Vi è anche una variante piemontese. Nelle province di Vercelli e di Asti infatti, come dice sempre Cherubini, si chiamano "grassiot", oppure "carsiott". E’ evidente che al letterato Francesco Cherubini, i grissini piacevano molto. Infatti scende anche nei particolari dicendo che se "regalati di burro", i "grizzin" diventano un squisitezza: la mattina per colazione. Da dove viene il termine? Come per "cicin" sulle origini vi è molto mistero. Secondo Gianfranco Scotti, autore del prezioso dizionario del dialetto lecchese, il termine "grizz" è voce espressiva. Ovvero un’espressione che viene resa con il suono, come "ciacch" per dire che l’uovo è caduto e si è rotto, o "toch, toch" quado si bussa alla porta.
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