Truffe, servizi a pagamento su cellulari. Gli indagati: "Usati migliaia di numeri"

Prime ammissioni da parte dei vertici dei colossi di telefonia. Dalla Camera nuovi poteri all’Antitrust.

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MILANO

Un "business" che, come si legge in un verbale, era nato già nel 2009" per il quale "bastava mettere qualsiasi cosa sulla landing page" di un sito, a cui si arriva tramite banner pubblicitari, "e poi il resto è fatto" con l’utente che si trova a pagare, senza nemmeno un click, servizi aggiuntivi a sua insaputa. È su questo sistema che sta indagando la Procura di Milano che ha scoperto una maxi frode informatica da decine di milioni di euro sulla telefonia. Indagini che riguardano anche tre ex dirigenti di Wind e accertamenti anche su Vodafone e Tim. Ora si è mossa anche la commissione Bilancio della Camera con un emendamento al Dl Rilancio per dare nuovi poteri all’Autorità Antitrust. L’emendamento, a firma di Renato Brunetta di FI, riformulato e approvato, prevede che l’Authority possa "ordinare, anche in via cautelare" la "rimozione di iniziative o attività destinate ai consumatori" e "diffuse attraverso le reti telematiche o di telecomunicazione che integrano gli estremi di una pratica commerciale scorretta". Previsti l’obbligo di "inibire" l’uso delle reti e multe fino a 5 milioni "in caso di inottemperanza" da parte degli operatori. D’altronde, scrive il pm Francesco Cajani che coordina l’inchiesta con l’aggiunto Eugenio Fusco, sarebbe "bastato, in tutti questi travagliati anni, verificare, su base mensile, quali fossero i Csp", i content service provider, "e aggregatori i cui servizi fossero in misura maggiore oggetto delle richieste di disattivazione". Ossia, andare a vedere quante volte gli utenti erano costretti a chiedere lo stop al pagamento di servizi, come meteo, suonerie, oroscopi, che non avevano mai richiesto. E così si potevano "reprimere" sul "nascere pratiche illecite" diventate "prassi radicata e allo stato incontrastata".

"Se questo click lo fa materialmente l’utente o avviene grazie ad artifici informatici non lo possiamo sapere né escludere", ha messo a verbale un dirigente di una società che operava da ‘hub’ e che "non ha saputo fornire prova informatica" della "volontà della persona" di attivare quel servizio. Uno degli indagati, Gabriele Andreozzi, responsabile di una delle società al centro della maxi frode ha rivelato di aver "utilizzato 2 o 3 liste" ciascuna con "centinaia di migliaia di numerazioni Wind". E ha parlato dei "rapporti" tra Luigi Saccà, ex dirigente Wind e figlio dell’ex dg della Rai Agostino, ed Evolution people srl, "una delle tre società pubblicitarie - ha detto ai pm - sponsorizzate da Wind a partire dalla fine del 2017". Negli atti si parla pure di società che hanno incassato quasi 32 milioni di euro per servizi "indebitamente attivati ad utenti Wind e Vodafone".

Anna Giorgi

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