
di Anna Giorgi
Ogni giorno ci sono dieci, quindici denunce per truffe tentate o consumate, soprattutto anziani presi di mira sulla base di un "algoritmo" che li seleziona all’interno di un quartiere, generalmente popolare, di una casa o di una via, e anche in base al loro nome, quello trovato su Google. Truffe silenziose, ma ricche, si va da un minimo di 300 euro a un massimo di ottomila euro, secondo una stima di massima della Procura. E ciò che colpisce di più gli investigatori, quello su cui c’è un’inchiesta in corso di cui si occupa il sostituto Roberto Fontana, è la rete organizzativa. Come i responsabili delle truffe hanno potuto costruire una rete così capillare, un’organizzazione così solida, in grado – spiega – di andare a colpo sicuro e di operare con estrema velocità? L’organizzazione di queste bande criminali, sciacalli, che colpiscono persone deboli, fragili, soprattutto sole, e quasi sempre vanno a colpo sicuro, ha una mente e un call center nei paesi dell’Est. Un centralinista in Polonia e un contatto con un esattore a cui dare indicazioni sull’anziano da colpire, sulle sue abitudini di vita e addirittura sul suo indirizzo. Le vittime – spiegano ancora gli investigatori della Procura – vengono individuate scaricando le rubriche telefoniche da internet, con un focus sui nomi più "antichi", che quasi sicuramente appartengono agli anziani, i soggetti prediletti.
Poi si presenta alla porta l’esattore, sempre italiano, quasi sempre di mezza età con fare affidabilissimo. Oppure una donna che mette a proprio agio l’anziano, che non desta sospetto.
Gli esattori non guardano in faccia a nessuno e non hanno pietà di nessuno. Si insinuano nelle abitazioni degli anziani e sfruttano qualunque appiglio per carpire la loro fiducia. Come l’ultima truffa, clamorosa, quella di una donna che si era spacciata per la fidanzata del nipote dell’anziana, le aveva detto che lui era in ospedale malato di Covid e le aveva chiesto 10mila euro per le cure. Ma l’anziana non ci è cascata e ha chiamato la polizia; e la finta fidanzata, che l’aveva chiamata più volte con tono angoscioso e insistente, è stata arrestata l’8 febbraio per truffa aggravata. Ricostruendo la filiera delle telefonate, gli investigatori sono arrivati fino alla Polonia.
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