Truffa via sms, le scippano i codici e 800 euro. Ma la banca non rimborsa

Ingannata da sms e link perfettamente simili a quelli dell’ente, la donna ha comunicato i propri dati. Nonostante la sua denuncia in Procura, Intesa San Paolo le scrive: "Nessuna clonazione"

Truffe telematiche sempre più insidiose

Truffe telematiche sempre più insidiose

Milano – Prima la beffa poi il danno. Prima il raggiro che corre su sms, link, codici da aggiornare perché “in caso contrario per motivi di sicurezza siamo costretti a bloccare il conto corrente“.

Una falsa realtà ma che sembra più vera del vero, perché l’sms arriva da uno dei numeri che la banca effettivamente utilizza e quel link conduce a una pagina a immagine e somiglianza perfetta di quella vera dell’istituto di credito. Insomma, alla fine viene spontaneo, del tutto naturale credere a quella gentile insistenza confermata anche da una voce cortese ma ferma al telefono, pure quella da un numero vero della banca, che ribadisce le ragioni di “sicurezza“. Invece è solo una frode informatica, una beffa crudele. E il danno arriva subito dopo: con i codici appena rapinati, quei geni criminali clonano bancomat e carta di credito e fanno prelievi e acquisti per quasi 800 euro in pochi minuti.

A quel punto sì che Carla (nome di fantasia), 52 anni, la titolare del conto corrente, si accorge della truffa e blocca immediatamente le sue carte. Troppo tardi. Ma non sarà tardi - pensa lei - per ottenere un rimborso dalla sua banca visto che è stata vittima di un reato. Macché. "Gentile cliente - le scrive Intesa San Paolo Direzione Centrale Operations - le comunichiamo che non ci è possibile accogliere la sua richiesta di rimborso in quanto i movimenti disconosciuti risultano essere stati effettuati con l’utilizzo di un supporto elettronico al quale è stata associata la sua carta, escludendosi ogni forma di clonazione. Cordiali saluti".

Insomma, la sua banca non le crede. "Nessuna clonazione": in pratica la accusa di essere complice dei suoi stessi truffatori. E allora il blocco immediato delle carte che ha richiesto? E quegli acquisti fatti a 800 chilometri da dove lei ha telefonato solo pochi minuti dopo? E la denuncia che Carla ha presentato ai carabinieri ed è finita in Procura dove hanno aperto un’indagine? "Nessuna clonazione", ha sancito Intesa San Paolo. "Le banche - spiega l’avvocato Nicola Brigida che assiste Carla - non hanno obbligo di rimborso solo se al proprio cliente può essere imputata almeno una “colpa grave“, che però è onere dell’istituto di credito provare, come stabilito di recente dalla Cassazione. Ma davvero può essere “colpa grave“ quella di chi, come in questo caso, è rimasta vittima di una frode informatica portata a termine da professionisti che ne hanno curato anche i minimi particolari?".

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