LAURA LANA
Cronaca

"Triste chiudere la Casa Albergo. La viviamo come una sconfitta"

Don Carlo Confalonieri, parroco di Sesto San Giovanni, esprime amarezza per lo sgombero. “Mancano spazi per chi è in difficoltà, basta cultura dello scarto”

"Triste chiudere Casa Albergo . La viviamo come una sconfitta"

Don Carlo Confalonieri, parroco di Sesto San Giovanni

Sesto San Giovanni (Milano) – "Spero che tanti cittadini della nostra amata Sesto san Giovanni fatichino almeno un poco a prendere sonno in queste notti. E non solo per il caldo". Una lettera a cuore aperto quella scritta da don Carlo Confalonieri, il parroco della chiesa di San Giovanni Battista, dopo lo sgombero della Casa Albergo. "Scrivo queste poche righe perché – da “vicino di casa” - non riesco a contenere l’amarezza di fronte al triste epilogo, culminato nello sgombero di mercoledì". Un cammino iniziato nel 1998 con la cessione dello stabile da parte del Comune in comodato d’uso alla Fondazione San Carlo, diretta espressione di Caritas Ambrosiana, e con un progetto immaginato per chi fosse temporaneamente in difficoltà a garantirsi una situazione abitativa stabile.

"Vedere questo percorso – che già aveva subito un brusco ridimensionamento nel 2018, quando Fondazione San Carlo si era trovata impossibilitata a rinnovare la convenzione con il Comune – terminare con le camionette della polizia imi mette tanta amarezza - confessa il parroco - E, ovviamente, al tempo stesso, genera in me grappoli di interrogativi. Era questa l’unica soluzione? C’è qualcosa che potevamo fare e non abbiamo fatto?".

Don Carlo riprende le parole di Papa Francesco. "Sento che davvero ha ragione quando dice che ‘la cultura dello scarto’ è uno dei fenomeni più drammatici del nostro tempo. E mi domando dove sia diretta una civiltà che non trova ormai quasi più spazio per chi è temporaneamente o cronicamente in situazione di fragilità. In questo senso, ritengo che la mattina di mercoledì sia da intendere come una sconfitta per tutti". Perché il messaggio "implicitamente rivolto al povero è: ‘In fondo è colpa tua’ e per te non c’è posto".