
di Andrea Gianni
"Il primo caso che ho seguito? È stato il mio, perché stavo vivendo una brutta separazione e ho deciso di spendere la mia vita per aiutare tanti papà ridotti in condizioni disastrose". Ernesto Emanuele, 86 anni, si guarda alle spalle e vede "la metà della vita da adulto dedicata a questo problema". In trent’anni migliaia di contatti, a tutte le ore del giorno e della notte, con padri separati, un’ancora di salvezza in tragedie familiari che in alcuni casi sono sfociate nel suicidi, le ultime battaglia per fare luce sui “fatti di Bibbiano“, con la manifestazione che ha portato tremila persone in piazza nella cittadina dell’Emilia Romagna. Per lui, presidente delle associazioni Papà separati Milano e Famiglie Separate Cristiane, è arrivato l’Ambrogino d’Oro, massima onorificenza del Comune di Milano.
Se lo aspettava?
"Me lo ha comunicato Filippo Barberis, capogruppo del Pd nel Consiglio comunale: oltre alla soddisfazione personale significa che anche il centrosinistra, finalmente, dopo tanti anni si è accorto che esistono i problemi dei padri separati. Mi ha stupito anche perché, per le nostre battaglie su Bibbiano e per la chiusura delle case famiglia, spesso siamo dalla parte opposta".
Come è iniziato l’impegno?
"Mi sono trovato in mezzo a una brutta separazione, con tre figli che ancora adesso risentono delle conseguenze. Ho lasciato il lavoro per dedicarmi anima e corpo a questo problema. Una battaglia perché nella coppia ci siano uguali diritti in caso di separazione ma anche l’impegno per un cambiamento culturale. Di fronte al calo demografico che stiamo vivendo serve più sostegno alla famiglia. Non possiamo più ignorare che solo a Milano le persone separate sono più di 200mila, considerando solo le coppie sposate. Ma il 90% delle persone che ci telefona in questi anni non è sposato. Stiamo negando diritti alla metà degli italiani".
Quali casi l’hanno colpita di più?
"Negli anni ’90 ho seguito il caso di Sagliano Micca, nel Biellese, con una famiglia intera che si tolse la vita perché colpita da accuse false. Una vicenda terribile. Ma ce ne sono state tante altre che hanno dimostrato il comportamento sbagliato di psicologi e assistenti sociali, fino al caso di Bibbiano. Ho visto padri privati dei figli, costretti a dormire in macchina o sulla strada".
Continua la vostra mobilitazione su Bibbiano?
"Seguiremo il processo, porteremo avanti la nostra battaglia".
Che cosa potrebbe fare il Comune di Milano per aiutare i padri separati?
"Aprire una “casa del papà“, come quelle che ci sono in altri Comuni. Manca un luogo dove i padri in difficoltà possono stare. Ne ho parlato all’assessore Rabaiotti, ma il Comune non ci sente".