
La presentazione dell’iniziativa in Triennale che ha visto protagonisti la cooperativa soc
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Trenta alloggi sotto la Madonnina saranno riqualificati per offrire un rifugio a una piccola comunità inclusiva e solidale formata da famiglie rimaste senza una casa, disabili ma anche studenti e lavoratori, tutti impossibilitati a sostenere un “normale“ affitto. L’intervento sviluppato con la cooperativa sociale La Cordata rientra nel progetto più vasto di Ikea "Un posto da chiamare casa" per riqualificare e arredare spazi vuoti, trasformandoli in luoghi di accoglienza per chi ne ha più bisogno. A Milano sono oggetto di restyling 11 appartamenti popolari del Comune e altri 19 privati nel quartiere Lorenteggio. Le prime assegnazioni partiranno da settembre. "La situazione strutturale degli alloggi era compromessa. Noi li stiamo riqualificando per dare una risposta alle famiglie in emergenza abitativa che la pandemia ha messo in condizione di fortissimo disagio. I costi per l’affitto saranno sostenuti dall’amministrazione pubblica o comunque sostenibili per i loro redditi. Ospiteranno anche ragazzi autistici, donne in difficoltà, studenti che vogliono iniziare a vivere da soli, lavoratori stagionali. Queste persone saranno in grado, con il nostro supporto, di stabilire un rapporto di auto-aiuto" spiega Claudio Bossi, amministratore delegato della cooperativa “La Cordata”. Sarà allestita anche una portineria di quartiere. "La casa è un rifugio dove possiamo essere noi stessi e sentirci protetti. In Ikea crediamo che tutti meritino un posto da chiamare casa ma ci sono troppe persone che tale posto non ce l’hanno. Con questo progetto abbiamo voluto contribuire a scrivere, insieme alle associazioni con cui collaboriamo, storie di rinascita e di riscatto che siano di ispirazione per tutti" ha affermato Asunta Enrile, Country Retail Manager & Cso Ikea Italia. "Questi progetti dovranno essere semi di futuro" ha aggiunto Ylenia Tommasato, Country Sustainability Manager di Ikea: il colosso ha messo a disposizione arredi ma anche la "passione" dei suoi lavoratori. Con le altre associazioni coinvolte (Risorse Donna di Cassino, Codice Segreto di Cagliari, Binario 95 di Roma, La Band degli Orsi a Genova, Trame di Quartiere a Catania) sono nate altre soluzioni abitative per donne vittime di violenza, minori e famiglie in sofferenza, homeless e la comunità Lgbt. A Roma sta sorgendo una casa per donne e transessuali senza casa. "Si dice che le persone senza fissa dimora smettano di “abitarsi“. Dando un alloggio permettiamo a loro di tornare a percorrere i viali della vita" sottolinea Alessandro Radicchi, fondatore di Binario 95.