REDAZIONE MILANO

Treni soppressi, lavoratori licenziati

Addio al notturno Milano-Parigi: a casa 16 addetti a ristorazione e accoglienza

Treno Thello

Parlano due lingue o anche di più, per anni si sono occupati dell’accoglienza e della ristorazione sui treni che fanno la spola fra Milano e Parigi. Ora per 16 lavoratori della società Chef en Voyage, che gestisce il servizio in appalto sui treni Thello (controllata da Trenitalia), dopo un anno e mezzo di cassa integrazione scatterà il licenziamento.

"Da primo luglio i treni che svolgevano la tratta Parigi-Milano-Venezia sono stati cancellati e il personale di bordo lasciato a casa", spiega Luca Stanzione, segretario generale della Filt Cgil Lombardia. "La committenza deve farsi carico del destino di queste persone – prosegue – assorbendole fra il personale delle Ferrovie dello Stato". Un messaggio che verrà rilanciato martedì prossimo, con un presidio organizzato dalla Filt-Cgil in Stazione Centrale. I lavoratori sono sospesi dal servizio dal 10 marzo dell’anno scorso, quando la pandemia ha congelato il sistema dei trasporti. Il caso dei servizi in appalto sulla tratta Milano-Parigi era già esploso a dicembre dell’anno scorso, anche con un presidio sotto Palazzo Lombardia, quando Chef en Voyage aveva comunicato ai sindacati la scelta di licenziare per "cessazione dell’attività" i lavoratori italiani salvati dagli ammortizzatori sociali. Scelta che ora sembra irreversibile, con la soppressione del notturno Parigi-Milano-Venezia, aggiungendo un fronte fra i tanti che si aprono dopo lo sblocco dei licenziamenti per alcuni settori.

E i problemi non riguardano solo i comparti più colpiti dalla crisi. Ieri hanno protestato in piazza Elsa Morante, nei pressi della Generali Tower, sindacati e impiegati di Alleanza Assicurazioni. Chiedono "la riapertura degli uffici periferici e un vero indennizzo per i produttori, che risarcisca a partire dall’inizio della pandemia ad oggi, e non con un premio legato ai solo risultati degli ultimi tre mesi". Nella questione si aggiunge il "fondato timore che la ristrutturazione in atto avrà anche delle ripercussioni sui posti di lavoro".

Andrea Gianni