NICOLA PALMA
Cronaca

Sos writer a Milano: treni imbrattati, la gang dei 54 assalti

Banda del “backjump”, mille ore di lavori socialmente utili e 22mila euro ad Atm

Due membri della 'Vots' davanti a un treno imbrattato

Milano, 5 maggio 2019 – I raid in metrò. Nei depositi di notte. Ai tronchini di interscambio. Con la tecnica del «backjump», di corsa sui binari per lasciare la «tag» su una carrozza prima che il treno in servizio ripartisse per la stazione successiva. E poi i convogli di Trenitalia e Trenord.

I ghisa dell’Antigraffiti hanno ricostruito 54 assalti, andati in scena in un periodo di tempo compreso tra la fine di ottobre del 2014 e i primi mesi del 2016, attribuendoli a un’unica gang di writer vandalici composta da tre ventenni (in alcuni casi hanno agito da soli o in coppia). Di recente, i tre hanno patteggiato una pena di 15 giorni di reclusione, sospesa e tramutata in una sanzione pecuniaria da 3.750 euro. E, cosa forse più importante, hanno ammesso di aver imbrattato e danneggiato mezzi pubblici a getto continuo, risarcito Atm con ben 22mila euro e prestato «attività non retribuita in favore della collettività» presso una Rsa per un totale di 1.050 ore.

I tre writer G.D., S.B. e M.V. avevano messo su la crew «Vots» (acronimo di «Victims of the System» o «Voice of the Street»), sigla comparsa per la prima volta nel 2014 sui muri di Cernusco sul Naviglio e poi notata dagli esperti della polizia locale anche a Vimodrone e Milano, in particolare nelle zone di Lambrate e via Padova (nei pressi dell’istituto scolastico che i ragazzi frequentavano all’epoca). Poi il salto di qualità. Gli assalti in metropolitana, «armati» di bombolette spray, smartphone e go-pro per filmare i blitz. Almeno in 9 occasioni, secondo quanto ricostruito a posteriori dagli investigatori coordinati dal pm Elio Ramondini, i graffitari hanno agito in modalità «backjump», cioè scendendo sui binari e completando le scritte identificative a caratteri cubitali («pezzo» in gergo) durante una breve sosta del treno; una tecnica estremamente pericolosa, che più nessuno dopo di loro ha utilizzato a Milano. Tutte sulla linea verde le incursioni «in corsa»: cinque a Gessate, tre a Cascina Gobba e una ad Assago. L’inchiesta dell’Unità tutela decoro urbano è partita nel 2015 dall’analisi delle «tag» sul territorio e si poi è sviluppata sul web, a caccia di corrispondenze tra tag e profili «sospetti».

La svolta è arrivata quando i vigili sono riusciti a ricollegare il numero di cellulare trovato nella rubrica di un writer ucraino (preso in flagranza al deposito di Molino Dorino) all’allora 19enne G.A. alias «Dvino». Da lì i ghisa sono risaliti prima a S.B. alias «Rodeo» e poi a M.V. alias «Mumes». Le immagini delle telecamere di videosorveglianza hanno fatto il resto. Senza dimenticare la visione del materiale informatico sequestrato ai tre (nonostante lo custodissero, pare, a casa delle rispettive fidanzate). Quindi sono arrivate le confessioni in sede di interrogatorio e le richieste di patteggiamento, accolte dal pm e ratificate dal giudice nei mesi scorsi. Il risarcimento economico all’azienda trasporti. E le ore di lavori socialmente utili in una residenza per anziani.