
Il capannone di via San Dionigi che potrebbe diventare la nuova sede del Leonka
di Massimiliano Mingoia e Nicola PalmaMILANOÈ ancora scontro sul Leoncavallo. Com’era prevedibile, l’anticipazione del Giorno sulla possibile futura sede dello storico centro sociale ha scatenato l’immediata reazione del centrodestra, pronto a salire sulle barricate. Intanto, i militanti del Leonka si preparano al presidio di domattina alle 8 in via Watteau per attendere l’ennesima visita dell’ufficiale giudiziario (siamo ormai a quota 131), che, come nelle precedenti occasioni, si concluderà con un nulla di fatto.
Andiamo per ordine. Ieri abbiamo raccontato della riunione andata in scena lunedì pomeriggio a Palazzo Diotti: al vertice, presieduto dal prefetto Claudio Sgaraglia, hanno partecipato l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, il direttore generale di Palazzo Marino Christian Malangone, il capo di gabinetto Filippo Barberis, i legali dell’amministrazione e dell’Avvocatura distrettuale dello Stato Antonello Mandarano e Riccardo Montagnoli, il questore Bruno Megale e il comandante provinciale dei carabinieri Pierluigi Solazzo. Il nodo da sciogliere è sempre lo stesso: trovare una soluzione definitiva alla querelle Leoncavallo, tornata prepotentemente sotto i riflettori dopo la sentenza della Corte d’Appello del Tribunale civile che lo scorso 9 ottobre ha condannato il Ministero dell’Interno a risarcire 3 milioni di euro alla famiglia Cabassi per il mancato sgombero dell’area occupata dal 1994. Archiviata l’idea della permuta di immobili, già naufragata in epoca Pisapia, Palazzo Marino ha messo sul tavolo il trasloco in un altro stabile di proprietà dell’amministrazione in zona Porto di Mare. C’è massimo riserbo sulla location, ma diversi indizi portano a via San Dionigi, e in particolare a un capannone in disuso al civico 117: lì nelle scorse settimane sarebbe stato effettuato un sopralluogo preliminare, al quale avrebbe fatto seguito il placet informale dei leoncavallini.
La fase due del piano prevede che il Comune lanci una manifestazione di pubblico interesse per dare in concessione lo spazio in passato adibito a magazzino, a fronte di un canone mensile; in questo modo, l’operazione dovrebbe avere soltanto il via libera della Giunta, e non pure del Consiglio, accorciando così le tempistiche. C’è un’incognita, però, legata alla presenza di amianto nella copertura dell’immobile: non ci sono rischi imminenti di dispersione nell’aria della fibra tossica, ma è comunque necessario un intervento di bonifica e messa in sicurezza (con eventuale compartecipazione nelle spese da parte del centro sociale).
Manco a dirlo, la notizia ha generato i commenti contrari del centrodestra. "La Giunta non può pensare di trattare la periferia sud est come la discarica dei problemi di Milano", la presa di posizione di Alessandro Verri, capogruppo della Lega nell’aula di Palazzo Marino. Di "schiaffo in faccia ai cittadini milanesi onesti e ai commercianti regolari" ha parlato l’europarlamentare del Carroccio Silvia Sardone, mentre il deputato di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato ha preannunciato che "siamo pronti a dare battaglia nelle sedi opportune". "Confido che il prefetto vigili con scrupolo e diligenza affinché non vi siano né sanatorie né bandi su misura", ha detto dal canto suo il consigliere regionale di FdI Marco Bestetti. L’assessore regionale alla Sicurezza Romano La Russa ha definito l’ipotesi "uno spot pubblicitario agli abusivi", mentre il deputato Marco Osnato ha auspicato che "non vengano fatti favori agli occupanti e che al Leoncavallo torni la legalità".