REDAZIONE MILANO

Traffico di rifiuti, Milano nuova terra dei fuochi

Per il giudice che ha disposto sedici ordinanze di custodia cautelare gli imprenditori avevano creato "una rete criminale mafiosa"

"Si è in presenza di vere e proprie imprese di ecomafiose che possono contare su una fitta rete di rapporti e su strutture criminali fortemente radicate sul territorio", che producono "un grosso danno all’ambiente, con conseguente grave rischio per la salute". Lo scrive il gip Alessandra Simion nell’ordinanza con cui i carabinieri del Noe e della Dda milanese hanno agito su un vasto traffico illecito di rifiuti. L’ultimo, in ordine di tempo, di una lunga serie di operazioni sul territorio milanese e più in generale lombardo. Tra gli arrestati, ieri, c’è anche Antonio Foti già "condannato in via definitiva per associazione mafiosa, perché fa parte della ‘ndrangheta". Per il gip, tra l’altro, la "famiglia Foti avrebbe anche a disposizione un canale estero collegato alla Bulgaria per smaltire illecitamente rifiuti".

"Gli arrestati riescono - scrive ancora il giudice - impunemente ad abbandonare grosse quantità di rifiuti in discariche abusive e possono contare su strutture di tipo imprenditoriale". Una testimone, ad esempio, ha raccontato e fatto mettere a verbale lo scorso gennaio che la "politica del clan Foti era quella di acquisire più rifiuti possibili ad un prezzo inferiore rispetto alla media del mercato allo scopo di fare cassa". E intercettato lo stesso Antonio Foti diceva: "Io adesso finché non tiro giù la cocuzza, di tutta quella montagna lì, io non posso ricevere rifiuti". Quello dei roghi di rifiuti è un fenomeno che è esploso in modo diffuso negli ultimi anni sul territorio lombardo, tanto che si parla da tempo di "nuova Terra dei fuochi".

Il motivo per i giudici è che il business dei rifiuti è molto redditizio economicamente e il rischio e basso, perché le pene non sono state fino ad ora molto severe. Lo dicevano gli stessi imprenditori delle intercettazioni. I dati descrivono comunque un quadro del fenomeno illecito in netta espansione

Nel 2018 ci sono stati 22 roghi di rifiuti nella regione. Nel 2017 erano stati 21, nel 2016 soltanto sei. Una delle zone più colpite è proprio Milano e il suo hinterland, con una trentina di eventi solo nell’ultimo triennio. L’Inchiesta ha portato ieri anche alla quarta misura cautelare nel giro di poco più di due anni per Maurizio Assanelli, titolare di una ditta di autotrasporti. Tre gli arresti precedenti: uno in un’inchiesta su un traffico di rifiuti nata a seguito del maxi rogo di via Chiasserini del 2018, un altro in un’indagine dello stesso genere scaturita dall’incendio di capannoni a Corteolona (Pavia) e un altro ancora lo scorso luglio per un maxi traffico di rottami ferrosi. "La merda è diventata miniera (...) è diventata oro", diceva Assanelli intercettato. Il piano smantellato questa volta dal Noe prevedeva lo smaltimento abusivo di grossi quantitativi di rifiuti urbani, da produzioni industriali e artigianali nonché da rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche stimati, nel complesso, in oltre 24.000 tonnellate provenienti da varie regioni del Nord Italia. La movimentazione dei rifiuti nei capannoni dismessi era affidata a manovalanza extracomunitaria, con poche pretese economiche da retribuire a giornata lavorativa, in nero.

Anna Giorgi