Traffico di droga, 7 anni al capo ultrà Lucci

Condanna in abbreviato per il leader della Curva sud rossonera. Le chat criptate, il nickname "Belvaitalia" e i carichi di cocaina

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Sette anni di reclusione per Luca Lucci, ultrà capo della Curva Sud milanista, finito in carcere lo scorso dicembre in un’inchiesta della Squadra mobile, coordinata dal pm Leonardo Lesti e guidata dal dirigente Marco Calì, su un presunto traffico di droga, tra hashish, marijuana e cocaina. Lo ha deciso il gup Chiara Valori nel processo con rito abbreviato, mentre altri tre imputati hanno patteggiato pene comprese tra i 2 anni e 4 mesi e i 3 anni e 4 mesi.

Dalle indagini era emerso che Lucci sarebbe stato "al vertice dell’organizzazione" pianificando "l’attività illecita senza mai partecipare attivamente", ma "impartendo direttive attraverso il software Encrochat, installato su un telefono cellulare" con "utenza telefonica olandese". Come scritto nell’ordinanza del gip, il capo della Curva Sud, che sul sistema criptato di chat aveva il nickname "belvaitalia", per la "posizione di vertice" che ricopriva "nel traffico illecito" avrebbe intrattenuto "le relazioni con i narcotrafficanti esteri" in Brasile e in Marocco.

L’inchiesta era nata da quella sul tentato omicidio di Enzo Anghinelli, ferito gravemente a colpi di pistola in un agguato nel 2019. Un’esecuzione, in moto: cinque colpi di pistola calibro 9 sparati puntando alla testa, che solo per un soffio e un destino fortunatissimo non uccisero Anghinelli, seduto al volante della sua Ford station wagon. Uno solo di quei proiettili andò a segno e gli spappolò lo zigomo, toccando il cervello (l’uomo è stato ricoverato in coma per parecchi mesi). A distanza di quattro anni resterà il mistero sulla tentata esecuzione e su come quattro pallottole sparate a mezzo metro di distanza siano andate a vuoto.

Lucci, già arrestato per droga in passato (ha patteggiato), era diventato noto anche perché si fece fotografare il 16 dicembre 2018 con l’allora vicepremier Matteo Salvini alla festa per i 50 anni della Curva Sud. In precedenza era stato condannato per aver sferrato un pugno nel derby Milan-Inter del 15 febbraio 2009 al tifoso interista Virgilio Motta facendogli perdere un occhio (Motta poi si è suicidato). Due anni fa, poi, a Lucci venne confiscato dalla sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale, presieduta da Fabio Roia, un tesoro da 1,2 milioni di euro che, secondo le indagini della polizia, il 40enne avrebbe accumulato in maniera illegale e con una macroscopica sproporzione rispetto ai redditi in chiaro. Da dove arrivavano i quattrini secondo gli investigatori? Non certo dall’impiego da elettricista in una società di via Turati né da quello di cameriere del Clan 1899 (di cui era il gestore ombra), il locale di Sesto San Giovanni che ospitava le riunioni del direttivo della Sud già emerso in alcune inchieste come crocevia dei "lucrativi traffici nel settore degli stupefacenti"e perciò fatto chiudere.

Per la Divisione anticrimine della Questura, il "Toro" in realtà "traeva le sue fonti di sostentamento, almeno in parte, da attività illecite", a cominciare dalla droga. Del resto, si leggeva nel provvedimento, "Lucci è emerso in diverse indagini come soggetto implicato nel traffico di stupefacenti gestito dalla criminalità organizzata, essendo stato più volte segnalato quale affidabile intermediario ovvero acquirente di grossi quantitativi riservati alla vendita al dettaglio".

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