ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Milano, nove al giorno fanno testamento biologico

Nella Stanza 140 dove si dichiarano le volontà sul “fine vita”

Uno sportello comunale

Milano, 1 marzo 2018 - In poco meno di un mese una media di nove persone al giorno si sono recate alla «Stanza 140», per depositare il testamento biologico. Siamo al primo piano del «labirinto» degli uffici comunali di via Larga 12. Qui, «dal 31 gennaio al 28 febbraio sono state depositate 202 Dat o Dichiarazione anticipata di trattamento» afferma il direttore dell’area «Servizi per il cittadino», Claudio Bisi. Lo sportello dedicato, aperto da lunedì a venerdì dalle 9 alle 12, è in funzione dal 31 gennaio, contemporaneamente all’entrata in vigore della legge, approvata lo scorso 14 dicembre 2017, che disciplina il consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento. Primo giorno non con «botto»: pochissime le presenze il 31 e quasi tutte a caccia solo di informazioni. Col passare dei giorni è aumentato il flusso dei «disponenti», come li definisce tecnicamente la normativa. Ma cos’è la Dat? Una dichiarazione, libera e volontaria, in cui una persona maggiorenne esprime la volontà di ricevere o meno terapie sanitarie, nel caso in cui non sia più in grado di prendere decisioni o non le possa comunicare chiaramente per una sopravvenuta incapacità.

Il documento deve essere consegnato personalmente in busta chiusa al comune di residenza, assieme alla fotocopia del documento di identità. A bussare alla porta dell’ufficio comunale, finora, sono stati «soggetti prevalentemente anziani, di età superiore a 50 anni, divisi equamente fra i due sessi». Alcuni hanno un coniuge o parente malato gravemente e lamentano l’inammissibilità della delega ma la legge è chiara: la dichiarazione «va consegnata personalmente dal disponente presso l’Ufficio dello Stato Civile del comune di residenza» dice il dirigente. Le alternative per i malati gravi sono due: la visita del notaio a domicilio – a pagamento – oppure la videoregistrazione. Molti di coloro che si presentano in via Larga avevano già depositato, negli anni precedenti, gli atti notori riguardanti la dichiarazione di volontà sui trattamenti sanitari e di fine vita alla Casa dei Diritti di via De Amicis 10, dove uno sportello era già attivo dal novembre 2013, assai prima dell’approvazione della legge. Anche per loro è necessario il passaggio in Comune, sebbene il contenuto della dichiarazione sia identico.

Appartiene a questa «tipologia» di casi una ragazza di 39 anni che incrociamo negli uffici comunali, favorevole al biotestamento perché – sostiene – «è un diritto. Soffrire e far soffrire gli altri lo reputo inaccettabile».Qualche caso curioso. C’è chi si è presentato per chiedere consigli su quale crocetta sia più corretto sbarrare ma una circolare applicativa del Ministero vieta all’ufficiale di stato civile di fornire indicazioni sul contenuto. Per un supporto alla compilazione, bisogna recarsi martedì mattina alla Casa dei Diritti dalle 9 alle 12, senza appuntamento. E chi, forse suggestionato dalla vicenda di Dj Fabo, si è erroneamente convinto che la Dat dia il consenso per il suicidio assistito in Svizzera.