CLAUDIA CANGEMI
Cronaca

Terremoto in Marocco, la testimonianza di una turista milanese: la paura e la fuga

Simona Manfredini, si trovava a Marrakech con il marito e due amici: “La stanza si scuoteva tutta, ci siamo precipitati fuori in pigiama e ciabatte”.

Arese, 9 settembre 2023 – “Ci siamo precipitati fuori in pigiama e ciabatte. Mai provata una paura simile. Ma per fortuna siamo qui a raccontarla…”. Simona Manfredini, aresina di 61 anni, racconta l’esperienza del terremoto di 6.8 gradi scala Richter che venerdì notte ha sconvolto il Marocco provocando oltre mille vittime (un bilancio purtroppo approssimativo e provvisorio come spesso accade in questi casi).

Graziano Lunazzi e Simona Manfredini
Graziano Lunazzi e Simona Manfredini

Risveglio da incubo

“Io, mio marito Graziano (Lunazzi ndr) e i nostri carissimi amici Massimo e Ornella eravamo arrivati all’ultima sera della nostra vacanza itinerante di due settimane in quel bellissimo Paese. Avevamo il transfer per l’aeroporto questa mattina alle 6.30, quindi verso le 22.30 siamo saliti nella stanza dell’hotel Moevempick di Marrakech per riuscire a dormire qualche ora. Alle 23.15 ero ancora nella prima fase del sonno quando la scossa mi ha svegliato di soprassalto. La stanza si scuoteva tutta, un vero incubo, quei trenta secondi sono durati un’eternità. Quando io e mio marito abbiamo realizzato cosa stava accadendo si sentivano gli ultimi sussulti. Abbiamo afferrato una felpa e ci siamo precipitati giù per le scale e fuori dall’hotel, nello spazio aperto adibito a piscina tra le palazzine dell’albergo”.

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L’incontro con gli amici

La scelta di dormire in un hotel fuori città anziché in un riad della Medina si è rivelata provvidenziale. “Una soluzione meno affascinante ma più pratica anche per la vicinanza con l’aeroporto. Si tratta di edifici moderni, probabilmente costruiti con criteri antisismici. Non c’erano danni visibili se non qualche piccolo calcinaccio. Non è mai mancata la luce e funzionava regolarmente anche Internet”.

“A bordo piscina abbiamo incontrato Massimo e Ornella che dormivano in un’altra palazzina dell’hotel. Abbiamo poi chiamato la guida e l’autista che ci avevano accompagnato nel nostro viaggio e dovevano venire a prenderci poche ore dopo, constatando che stavano tutti bene. Insieme a noi nello spazio all’aperto c’erano decine di persone, soprattutto donne. C’era chi piangeva e chi era in preda a una crisi di panico. Noi eravamo relativamente tranquilli, ma non sapevamo come comportarci: col procedere della notte la temperatura si era abbassata e faceva piuttosto freddo. Non sapevamo se tornare in stanza a prendere coperte o vestiti più pesanti. Dopo circa un’ora e mezza senza avvertire scosse ci siamo decisi a salire rapidamente per prendere i documenti e attrezzarci per passare la notte all’aperto. Non ci fidavamo a dormire in camera anche se le scosse parevano cessate. È stata una lunga notte, abbiamo dormito forse un paio d’ore. In quei momenti ti vengono mille pensieri ed emozioni: la paura si mescola al sollievo, ti senti impotente e ‘piccola’ di fronte alla potenza della natura che può decidere in un attimo il tuo destino”.

L’assistenza del personale

Il personale dell’hotel intanto era arrivato a dare assistenza. “Distribuivano teli da bagno per permettere alle persone di coprirsi almeno in parte. Si sentivano sirene dei mezzi di soccorso, ma in lontananza: la zona di Marrakech dove ci trovavamo era fuori dal centro, tutta di hotel recenti e lì il terremoto non pareva aver fatto danni. Anche nel tragitto verso l’aeroporto all’alba non abbiamo visto case crollate: lungo il vialone c’erano tante persone che dormivano sull’erba dell’aiuola spartitraffico centrale. Altri erano parcheggiati e dormivano in macchina. Abbiamo però attraversato zone moderne, di hotel costruiti di recente. Posso solo immaginare cosa sia accaduto alle case dei centri storici o peggio alle umili baracche in muratura o di fango nei villaggi. Anche l’aeroporto era pieno di gente che dormiva per terra, e molti negozi erano chiusi perché la merce era caduta dagli scaffali. Però a parte questo non c’era caos. Il nostro volo della 9.10 è partito e atterrato in orario. Possiamo dirci davvero fortunati, ma fa male pensare a quante persone abbiano invece perso la vita o i familiari o siano rimasti gravemente feriti in quei pochi, terribili attimi”.

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