
Adolfo Bertani
Milano, 31 agosto 2016 - L'Italia è un Paese ad alto rischio di calamità naturali. Terremoti, alluvioni, frane, sono quasi all’ordine del giorno, eppure manca una legislazione che regoli la ricostruzione post evento e alla fine sborsa tutto lo Stato. In Lombardia, ad esempio, ci sono 687 Comuni a rischio idro-geologico (il 44,4%). Il Cineas, il consorzio universitario non profit del Politecnico di Milano sulla gestione del rischio, ha una sua proposta basata su due pilastri: da un lato la messa in sicurezza delle costruzioni (operazione di lungo termine); dall’altro lato l’estensione di una copertura assicurativa contro le calamità naturali. Il presidente Adolfo Bertani, che guida l’ente dal 1997, ha tracciato un quadro sulla situazione legislativa nel nostro Paese e le possibili soluzioni in materia di calamità naturali.
Perché non esiste una legge che stabilisca di preciso chi deve pagare cosa?
"Su questo tema si sta dibattendo da 40 anni, ci sono state diverse proposte di legge, tutte finite in soffitta. L’ ultimo tentativo fu di Mario Monti nel 2012, una legge che diceva che lo Stato non avrebbe più pagato danni da calamità naturale. Dopo pochi giorni, però, ci fu il terremoto in Emilia e Monti fece marcia indietro".
All’estero come funziona?
"Nel mondo i Paesi a rischio sismico, come ad esempio Giappone e Turchia, hanno regolamentato il comportamento che deve tenere lo Stato. In Italia non c’è nessuna legge a riguardo e lo Stato si accolla tutte le spese dei danni di alluvioni, frane, terremoti, considerati calamità naturali".
Qual è la vostra proposta?
"Bisogna prevedere due linee di azione. Da un lato ci deve essere un intervento a lungo termine, che preveda la messa in sicurezza di tutte le abitazioni che per circa il 50% non sono a norma. Secondo uno studio per questo intervento in tutte le zone sismiche bisognerebbe spendere 93 miliardi di euro. E servirebbe anche fare una scheda sismica di ogni abitato, anche per facilitare il mondo assicurativo bisogna sapere se un’abitazioni è antisismica o meno".
Il secondo intervento?
"Le abitazioni assicurate per calamità naturali sono solo l’1%, ecco perché Stato deve intervenire nel 99% dei casi. Siccome la polizza incendio ce l’ha il 40% delle case, si potrebbe pensare di abbinare la garanzia contro le calamità naturali. In questo modo nell’arco di un anno, il 40% delle abitazioni sarebbero assicurate".
Ma quanto costerebbe in più ai cittadini?
"Secondo uno studio dell’Ania, aggiungere questa voce all’assicurazione, verrebbe un centinaio di euro in più all’anno. Tra gli immobili delle imprese è una copertura più diffusa, per le abitazioni private è molto rara. Si deve fare un’azione culturale e spiegare i vantaggi della copertura assicurativa. È assurdo non tutelare una casa frutto di anni di risparmi e lavoro. In altri Paesi avanzati il 90% delle abitazioni ha la polizza incendio e in Svizzera è obbligatoria".
Quanto è importante, invece, mettere a norma le abitazioni nelle zone a rischio?
"Le faccio un esempio pratico. Se tutte le case fossero state antisismiche, questo terremoto non ne avrebbe fatta cadere nessuna".