
MADRINA Il Rosetum è stato inaugurato dalla Callas nel 1956 Il soprano abitava nel quartiere e accettò di tagliare il nastro per aiutare i frati
Milano, 15 febbraio 2016 - La storia di Davide contro Golia ha avuto, come si sa, un lieto fine. ma è un caso limite dato che, in genere, contro i colossi ci si scorna. Dal piccolo teatro Rosetum dei Francescani in via Pisanello, invece, arriva l’esempio che il gigante si può sfidare anche se si parte da una sala di periferia inaugurata, però, da Maria Callas. Basta che dietro ci siano la buona volontà. E un frate attore a occuparsene. E ad organizzare una stagione lirica (Traviata, Lucia di Lammermoor, Così fan tutte) una di prosa, una di concerti. Più una libreria, una galleria d’arte, un cineforum.
Padre Marco Finco, come ha fatto a farcela? Pochi soldi, molti competitor..
«Non è una questione di soldi, certo ci vogliono anche quelli. Ma la cultura è una responsabilità troppo importante per fare conto solo su quelli. Si fa fatica ma non si lascia».
Ma chi la aiuta?
«La Provvidenza. E anche tante braccia volenterose che lavorano con passione».
Andiamo in concreto, come è nato il cartellone? Opera, prosa, cinema, mostre...
«Abbiamo rapporti ottimi con tutto il quartiere, basti dire che il teatro fu inaugurato da Maria Callas che abitava nella zona e negli anni’50 era sede del concorso scaligero delle voci liriche».
Questo in passato. Lei è anche attore, no?
«Non ho mai pensato di farlo, ma ad un certo punto mi sono trovato su un palco a raccontare la vita di S. Francesco e a fare 90 repliche e poi a portare in scena la storia di Marcellino per 5000 bambini, tratto da un film che avevo visto a dieci anni e mi era molto piaciuto».
Ecco, come è nato questo successo?
«Dalla morte di Gaber, ma qui devo fare un passo indietro. All’epoca insegnavo alle elementari e stavo facendo fare una ricerca sulla casa intesa non solo come abitazione ma come insieme di affetti. Nel frattempo ho sentito alla radio un canzone di Gaber che diceva “Non insegnate la vostra morale ai vostri bambini”, mi aveva colpito negativamente anche se conoscevo ed apprezzavo Giorgio. Non era la canzone più adatta a ricordarlo. Insomma tra una cosa e l’altra è venuta fuori la favola che è come nel film ma in cui Marcellino spera nel miracolo di avere una casa.
Intesa come affetti
«Sì, nel senso più ampio»
Passiamo alla libreria: volete aprirne una.
«Il negozio qui a Rosetum c’è sempre stato, ora lo abbiamo ristrutturato e contiamo di gestirlo come il teatro: una proposta per stare insieme un luogo di incontro. Partiamo con dei titoli, pochi 4, scelti da noi incoraggiamo la gente a leggerli, parlarne, a partecipare a quel meraviglioso evento che è la lettura. C’è il volume di Giacono Poretti “Al Paradiso è meglio credere” e poi illustreremo la “vera storia di Don Camillo“ di Fulvio Fulvi».
A proposito, Poretti ha recitato per voi qualche tempo fa.
«Sì, è venuto con Aldo e Giacomo a sostenere la nostra stagione».
Quindi una libreria come luogo di incontro.
«Noi proviamo ad incontrare tutti pur sapendo che chi viene alla lirica non è colui che verrà al cinema o alle mostre. Creiamo occasioni, la gente le coglie».
di LUISA CIUNI