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Le liti, l’allontanamento e il ritorno. Così Khalid ha ucciso senza pietà Amina: "La bimba voleva entrare, l’ho cacciata"

La ricostruzione degli ultimi anni d’inferno della coraggiosa donna accoltellata a morte dal marito. La denuncia, la “fuga“ di lui lontano da Milano per lavoro, il rientro, l’ultimo tentativo di ricucire.

Le amiche di Amina alla fiaccolata in suo onore che ha attraversato le strade di Caleppio di Settala

Le amiche di Amina alla fiaccolata in suo onore che ha attraversato le strade di Caleppio di Settala

di Anna GiorgiMILANODal verbale dell’udienza che si è svolta davanti al Tribunale dei Minori per l’affidamento della bambina, orfana di femminicidio, emergono dettagli dell’omicidio e delle dinamiche familiari raccontate dagli operatori dei servizi sociali di Settala.

"Quando ho sferrato il colpo, la bambina si trovava in un’altra stanza", racconta Khalid, l’uomo che la mattina del 5 maggio ha ucciso a coltellate la moglie Amina mentre la figlia di dieci anni era in casa.

E ancora: "La casa è molto piccola. Quando la bimba ha sentito i rumori è arrivata in camera, ma io non l’ho fatta entrare e l’ho spinta fuori. A quel punto la bambina è uscita di casa, ma non so dove sia andata".

La bimba di 10 anni potrebbe essere affidata agli zii materni. Lo hanno chiesto i servizi sociali e alla richiesta si è associata sia la curatrice speciale della bimba, che la difesa del padre (rappresentata dai difensori Giorgio Ballabio e Maria Cristina Delfino). Al termine dell’udienza il giudice delegato Alberto Viti si è riservato sulla richiesta di affido per la piccola presente nella casa al momento del delitto che, anche per questo, continuerà a ricevere un supporto psicologico.

Dal successivo racconto, in udienza, degli operatori dei servizi sociali emerge che il padre della bambina non rispettava il provvedimento di allontanamento né il divieto di avvicinamento firmato dai giudici minorili otto mesi prima.

Il padre incontrava la bambina spesso, nonostante il "decreto provvisorio" della magistratura. Incontri che la madre "ha negato" dicendo che il marito, in realtà, "non si era più presentato a casa e che era in altre città per lavoro".

Come hanno spiegato i dipendenti comunali, i colloqui protetti tra papà e piccola si erano tenuti "regolarmente" fino al luglio dell’anno scorso. "Noi avevamo il sentore che la signora volesse riconciliarsi con il marito e che, come lei aveva detto, stava aspettando si definisse il procedimento nato dopo la denuncia per maltrattamenti. Ma non abbiamo mai saputo dell’effettivo rientro a casa dell’uomo".

Dopo la morte della donna, il Comune di Settala ha aperto una raccolta fondi.

mail: anna.giorgi@ilgiorno.it