
Yuri Urizio originario di Como abitava a Milano con la madre Giovanna Nucera ora parte civile
Il motivo dell’aggressione è rimasto “per volontà dell’imputato del tutto oscuro”. Quella notte, il 13 settembre 2023, il tunisino Bilel Cubaa ha strangolato in zona Darsena “con inaudita violenza e senza motivo un perfetto sconosciuto”, il 23enne Yuri Urizio, “e da questa aggressione è derivata la morte della vittima”. Nonostante questa ricostruzione, messa nero su bianco dai giudici, l’uomo è stato condannato al minimo della pena, 14 anni di carcere, senza il riconoscimento di attenuanti e con lo sconto previsto dal rito abbreviato.
Sulla quantificazione della pena (i giudici hanno accolto la richiesta del pm Luca Poniz, che non aveva contestato aggravanti), ha pesato anche la perizia disposta dalla Corte d’Assise che ha stabilito la “piena capacità di intendere e di volere” di Cubaa e ha scavato anche nelle condizioni di vita disagiate del 30enne, che “a scopo ricreativo” abusava di alcol e farmaci. “Le considerazioni svolte in perizia circa aspetti disfunzionali ed esistenziali che in passato hanno favorito l’uso e l’abuso di alcol e di sostanze – motiva la Corte – valgono a far ritenere adeguata la pena minima edittale per il delitto di omicidio”.
Argomentazioni che, secondo l’avvocato Davide Cicu, legale incaricato per il grado d’appello dalla madre di Urizio, Giovanna Nucera (parte civile), “introducono un principio che non solo svilisce la funzione retributiva della pena ma rischia anche di creare pericolosi precedenti in ordine alla percezione del carattere perdonista più che rieducativo della pena”. Il legale ha chiesto quindi alla Procura generale di impugnare la sentenza, ricorrendo in appello. “La pena è eccessivamente mite rispetto a casi analoghi e rispetto altresì a condanne per reati meno efferati per i quali la risposta dello Stato è stata quasi collimante con quella data dai giudice nella sentenza – sottolinea – soprattutto se si tiene conto che Yuri è stato brutalmente assassinato con crudeltà e senza alcun motivo. Tali ultimi elementi avrebbero dovuto indurre la Procura a contestare le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi”. Aggravanti che, invece, non sono state contestate. Urizio stava rientrando a casa quando, senza motivo, è stato aggredito e strangolato da Cubaa, che vagava nella zona, con una mossa “a tenaglia”.
Un’azione iniziata alle 3.53 e durata per “circa sei minuti”, viene ricostruito nella sentenza della Corte presieduta da Antonella Bertoja. Urizio infine è stato soccorso e portato in ospedale, dove è morto dopo due giorni di agonia. I motivi dell’omicidio restano oscuri e le indagini hanno smentito le dichiarazioni del tunisino, che ha sostenuto di essere intervenuto per difendere una donna ucraina che vendeva dolci nella zona della movida. Gli stessi giudici riconoscono la “totale assenza di resipiscenza” da parte di Cubaa, che però ha ottenuto la pena minima.