
L'assalto al taxi a Milano: due uomini con il casco aprono le portiere e rapinano tassista e cliente (Frame video dashcam)
Milano – “Mi ha puntato qualcosa di appuntito alla parte sinistra del collo e mi ha detto di dargli tutto quello che avevo”. Ore 2.08 del 24 dicembre, siamo in Ceva, strada senza uscita della Bovisasca, periferia nord di Milano. Oscar, tassista di 75 anni, romano di nascita e meneghino di adozione dal 1973, ha appena concluso una corsa partita da Porta Romana: lì ha fatto salire in macchina una ragazza, appena arrivata in aereo da Stoccolma per trascorrere il Natale in famiglia. La dashcam della sua Toyota immortala la scena. Un blitz violento, che riaccende ancora una volta i riflettori su una categoria da sempre a rischio, specie di notte. Alle 2.06, la telecamera interna riprende il dialogo tra Oscar e la passeggera: per due volte il pagamento della corsa con la carta di credito non va a buon fine, il pos rimanda la scritta “transazione fallita”.
Passano due minuti. Sullo sfondo, la luce del fanale di uno scooter: sono in due in sella, si fermano a pochi metri dalla macchina. Questione di attimi: uno dei rapinatori spacca il finestrino posteriore destro e si avventa sulla ragazza, strappandole il cellulare dalle mani. “In quel momento, ho temuto soprattutto per l’incolumità della cliente”, racconterà Oscar ai tanti colleghi che l’hanno chiamato per esprimergli vicinanza e ai carabinieri che hanno raccolto la sua denuncia il giorno dopo nel Comune dell’hinterland in cui vive (poi il caso è passato per competenza territoriale alla stazione Affori). Il complice apre lo sportello del conducente, lo strattona e lo minaccia con un oggetto, forse un cacciavite: “Dammi i soldi, dammi i soldi”, lo incalza in un italiano che il settantacinquenne definirà senza particolari inflessioni dialettali.
L’occhio elettronico cattura la paura negli occhi del derubato, che non oppone resistenza: “Vi do tutto, vi do tutto”. L’altro piomba nell’abitacolo e gli mette fretta: “Subito, subito”. La sequenza, virale sui social, dura una trentina di secondi. Poi i due, con casco e occhiali a coprirne i volti, risalgono sul motorino e si allontanano: non è escluso che vivano in zona e che abbiano scelto di depredare il taxi dopo averlo incrociato per strada, agendo in una via isolata che conoscono. “Ho ripreso a lavorare subito – dice oggi Oscar – perché bisogna riprendersi, ma non hai più la sicurezza di prima. Stai sempre sul chi va là. Quando senti che è accaduto ad altri, ti sembra un altro pianeta, ma poi ti rendi conto che può succedere anche a te”. “La verità è che noi tassisti a Milano, in particolar modo a cavallo delle festività o delle vacanze, siamo un comodo bancomat per i rapinatori: ormai si lavora in uno stato di tensione fortissima”, il commento di Pietro Gagliardi, referente dei conducenti per Unione Artigiani. “A spaventare sono soprattutto le modalità dell’aggressione”, la riflessione di Silla Mattiazzi, delegato di Uiltrasporti.