ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Gli egizi? Veri falsari. La Tac svela il trucco delle mummie-fake

Milano, solo un osso e tante bende

Analisi sulle mummie al Fatebenefratelli (Newpress)

Milano, 5 dicembre 2017 - In epoca di fake news, anche le mummie egiziane, quelle autentiche, rischiano di essere una bufala. Quattordici resti di animali, avvolti nelle classiche bende, sono stati sottoposte alla Tac dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Sette gatti, due falchi, altrettanti coccodrilli e serpenti, nonché di quello che sembrava un cane, hanno attraversato millenni, prima di finire sotto lo scanner della tomografia computerizzata.

Dalle immagini tridimensionali è arrivata però una sorpresa. Una delle mummie è un falso, un fake: «La Tac, una sorta di autopsia virtuale, ci ha fatto di scoprire che sotto le bende del cane non c’era in realtà alcun animale ma solo un osso e altre bende», dichiara Sabina Malgora, direttore del Mummy Project Research, che ha sede in piazza Principessa Clotilde, centro specializzato nello studio approfondito di mummie, attraverso le più avanzate tecniche di indagine medica. Dal 2009 Malgora, archeologa ed egittologa, è a capo del team che include antropologi, paleontologi, medici, in collaborazione con Luca Bernardo, direttore del dipartimento Materno Infantile. L’esame è stato effettuato oltre l’orario di servizio, senza interferire con le attività dell’ospedale. Le mummie «bestiali» racchiudono una storia nella storia: «Appartengono al Civico museo scienze naturali di Brescia. Sono giunte lì intorno al 1950 dal collezionismo privato. È stato il direttore del museo, Paolo Schirolli, a ritrovarle nel magazzino e a contattarci nel 2012.

L’ipotesi più probabile è che questi animali risalgano all’Età Tarda, tra il 650 a.C. e I secolo a.C. Servirà comunque effettuare dei prelievi per avere una datazione più precisa, con l’esame del carbonio14 o del Dna». La domanda più urgente è perché gli Egizi ricorressero a simulacri di mummie. «Ggli antichi Egizi mummificavano sia i loro pet prediletti che gli animali che vivevano all’interno dei templi, considerati manifestazione della divinità. Il gatto era legato alla dea del focolare domestico Bastet, il falco alla divinità dinastica Horus. Sobek, dio del Nilo, era simboleggiato dal coccodrillo e poi c’era anche Mertseger, la temutissima dea cobra. L’animale morto veniva eviscerato e disidratato con sale, poi avvolto in bende: era importante che il corpo fosse conservato nella sua integrità per essere proiettato nell’aldilà. Il culto degli animali diventò però “estremo” nell’Età Tarda: si parla infatti di zoolatria. Per rendere più forte la preghiera alla divinità si portava come offerta votiva un animale imbalsamato. Ne nacque un vero e proprio commercio. I sacerdoti allevavano alcuni animali, come i gatti, a questo scopo. È plausibile che a un certo punto la domanda avesse superato la disponibilità di corpi, e che gli imbalsamatori utilizzassero parti dello stesso animale per realizzare più mummie oppure che realizzassero esemplari “falsi” riempiendoli di ossicini, fango, bastoncini». La contraffazione, insomma, è una vecchia storia.