
Alessandro
Lerro*
Nella difficile situazione economica che stiamo vivendo, il crowdfunding-e soprattutto l’equity crowdfunding- si presenta come misura fondamentale a supporto delle piccole e medie imprese e delle startup che intendano rafforzare la propria struttura patrimoniale e aprire la compagine societaria a terzi. I numeri in forte crescita dimostrano che c’è uno spiccato interesse a investire al di fuori del classico e stantio mercato finanziario, che offre rendimenti sempre più inconsistenti e che risulta astratto rispetto alla così detta “economia reale”.
Negli ultimi sei anni è cresciuto il numero delle piattaforme per la raccolta fondi online e, oltre a quelle generaliste, che sono riuscite a mettersi in evidenza per la qualità e la quantità dei progetti ospitati, ultimamente sono state quelle attive nel mercato
immobiliare ed energetico a destare l’attenzione degli investitori. Investitori che sono sempre più sensibili non soltanto alla redditività, ai rischi e ai modelli di business, ma anche agli impatti sociali che determinati settori riescono a generare, in termini di protezione dell’ambiente, creazione di posti di lavoro, miglioramento delle condizioni
economiche e sociali dell’individuo. Da segnalare poi che recentemente stanno nascendo e
crescendo piattaforme on-line che si occupano di liberare dal debito cittadini e imprese. E non è un caso se il territorio lombardo, sempre all’avanguardia nell’ innovazione digitale, in questo momento ospita la maggior parte delle piattaforme online e delle società che le realizzano. Per riconoscere una buona piattaforma di crowdfunding occorre prestare attenzione alla completezza della documentazione delle proposte, all’accuratezza del processo di investimento e alla semplicità e comprensibilità dei contratti; da non trascurare il rispetto della normativa sulla protezione dei dati personali, sulla quale il mondo digitale adotta spesso approcci ancora superficiali.
*Avvocato