Timore e tremore sui Navigli. In Ripa di Porta Ticinese, il lungocanale dell’agguato teso nella notte fra lunedì e martedì da una cinquantina di ultrà milanisti (che sembravano "un centinaio", secondo la versione concorde dei gestori) ai tifosi del Paris Saint-Germain, la maggior parte dei locali ha chiuso le serrande in orario da Cenerentola, cioè prima delle 24, all’indomani del fattaccio (un martedì sera di Champions, coincidente, per di più, con la partita ad alta tensione a San Siro).
Qualcuno (il Felix) addirittura ha smobilitato poco dopo le 23. Per due motivi: pochi clienti - "in giro c’è il mortorio", la sintesi di Bero Saliba dal "Lyr" - e la paura che nel post match, finito 2-1 per i rossoneri, si consumasse appunto il secondo round, dopo il primo scattato alla mezzanotte di lunedì, quando i tifosi milanisti vestiti di nero, travisati da caschi e con in mano spranghe e fumogeni, hanno organizzato un blitz ai danni dei supporter francesi seduti ai tavolini a bere. Forse è stata una vendetta per i disordini innescati dai francesi durante il match di andata a Parigi. Non ci è scappato il morto ma un ferito: un tifoso parigino di 34 anni, accoltellato a una gamba all’altezza del civico 19, nei pressi della tabaccheria automatica, che ai primi soccorritori è apparso ancor più grave di quanto non fosse tanto da finire in codice rosso al Policlinico.
Per fortuna martedì sera tutto è filato liscio sui Navigli. Ma i pub hanno dovuto fare la conta dei danni all’arredamento, perché i facinorosi rossoneri, nella loro corsa folle a caccia dei "nemici" tifosi del Psg, hanno rovesciato o lanciato in aria un sacco di tavolini e sedie. Fra i più colpiti il "Felix" di via Argelati, una delle vie di fuga del gruppo ultrà: "Mi sono scomparse 15 sedie e ho trovato 4 tavolini distrutti, per ricomprarli dovrò sborsare 500600 euro", dice sconsolato il titolare Roberto Vadalà. "Due tavoli rotti e qualche sedia sparita", aggiunge il proprietario del vicino "Vibes" sulla Ripa, Luciano Mandrias.
Da considerare anche il danno di fatturato. "Abbiamo almeno un 60% di coperti in meno, rispetto a una settimana fa. Chiaro che le persone si sono tenute alla larga dai Navigli dopo aver visto sul cellulare le scene di violenza" sostiene Alexandra Rodriguez, moglie del titolare del "Momo", ancora sconvolta dopo i tafferugli. "Per la prima volta ho avuto paura, mai vista una furia simile in 37 anni da ristoratrice in zona. Al momento dell’incursione avevo al tavolo un giornalista francese, abbiamo spento tutte le luci e ci siamo barricati dentro", è la testimonianza di Tina La Piana, titolare del "Forno21": "la nonna dei Navigli" come lei si definisce per i suoi 64 anni e la longeva attività. Martedì sera ha smontato subito i tavoli e gli ombrelloni fuori "per sicurezza, ma poi dentro non abbiamo praticamente lavorato", aggiunge.
Solo due giapponesi seduti ai tavoli di "Ada Cocktail", locale giovanissimo aperto da Maura Mastrantonio e Anna Colangelo. "E gli altri 28 coperti vuoti", osserva Maura. "Dopo che è scoppiata la bomba carta, altro che grosso petardo, ho ricevuto 30 telefonate di persone alle prese con un attacco di panico", riassume il farmacista notturno sulla Ripa, Giorgio Tarantino, a dimostrazione che l’assalto della tifoseria ha causato gravi disagi anche fra i residenti. Per Angela Minuzzo, socio del ristorante "Le Vigne" aperto dal 1988 e residente, l’attacco ai tavolini è "una ferita ai Navigli: è la nostra rive gauche, andrebbe meglio tutelata". "Prevenendo gli eccessi anzitutto", incalza Daniele Marra, responsabile del Temakinho Navigli.