Violenze di Capodanno a Milano, tre giovani a processo immediato

Uno degli aggressori aveva lasciato addirittura il contatto Instagram a una delle vittime degli stupri

Fotogramma di un video che ritrae le violenze scattate a Capodanno

Fotogramma di un video che ritrae le violenze scattate a Capodanno

L’approccio gentile che si fa invadente per distrarre la vittima, poi un “muro“ di uomini che danno le spalle alla ragazza adocchiata dagli aguzzini  per nascondere l’assalto del branco che diventa violenza sessuale quando la trentina di uomini spintonano, palpeggiano, strappano i vestiti e graffiano, lasciando la vittima nuda e sanguinante, sull’asfalto. Ecco il metodo dei «bravi ragazzi», così  hanno difeso i loro figli i  genitori,  mentre la polizia perquisiva le loro abitazioni, ritenuti a vario titolo autori del terribile  stupro di gruppo che si è consumato in piazza Duomo, la notte di Capodanno.

Ieri,  tre immigrati maggiorenni  sono stati mandati a processo con rito immediato su decisione del gip Sonia Mancini. Il processo immediato (si salta la fase dell’udienza preliminare) è a carico del 19enne Abdel Fatah, di Mahmoud Ibrahim, 18 anni, e di Abdallah Bouguedra, 21enne. La prima udienza è stata fissata per l’11 ottobre, ma nei prossimi giorni le difese degli imputati avranno la possibilità di chiedere il giudizio abbreviato (a porte chiuse e con lo sconto di un terzo in caso di condanna). Abdallah Bouguedra, di origine marocchina, seconda generazione, nato a Torino 21 anni fa, Mahmoud Ibrahim, 19 anni,  nato in Egitto,  vive a Milano, hanno provato a difendersi: «Quella notte abbiamo solo guardato, abbiamo visto in lontananza qualcosa...c’era tanta gente, donne a terra».

Parole non ritenute  credibili, perché i due sono stati riconosciuti dalle nove vittime, che ricordavano bene il loro viso, il giubbotto rosso lucido, i capelli tinti di biondo platino, i jeans slavati e le scarpe di marca. Uno di loro aveva addirittura lasciato il contatto Instagram a una delle vittime, prima di postare una stories in cui si mostrava seduto a un tavolo in galleria Vittorio Emanuele a pochi passi dal luogo dell’orrore. Pericolo di fuga, pericolosità sociale data dalla particolare efferatezza delle violenze sulle vittime «usate a piacimento», diranno gli investigatori, guidati dall’aggiunto Letizia Mannella. Gli imputati sono pure accusati, a vario titolo, di episodi di rapina ai danni delle ragazze aggredite.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro