PATRIZIA TOSSI
Cronaca

San Donato, la mamma dello studente gay: "La scuola faccia di più"

Il ragazzo è stato insultato per mesi da un prof e tre compagni di classe

Bullismo a scuola

Milano, 30 giugno 2018 -  «I comportamenti omofobi creano meccanismi di emulazione, gli insegnanti sono educatori e su questi temi hanno una grossa responsabilità». A parlare è la mamma dello studente dell’istituto tecnico che, dopo avere fatto «coming out» sulla propria omosessualità, è diventato bersaglio di aggressioni verbali da parte di tre compagni di classe e un professore. È accaduto per sei mesi nella classe terza, dove un docente avrebbe dato avvio ad una lunga sequenza di atteggiamenti omofobi da parte di tre studenti. «A casa mia, i fr…i li cerchiamo e li massacriamo», sarebbe stata la frase scatenante detta in classe dal docente e che avrebbe in qualche modo legittimato il bullismo dei tre ragazzi.

«Mio figlio ha vissuto una situazione molto difficile – racconta la mamma -: per fortuna questi episodi lo hanno reso più forte, ma ha passato mesi di grande sofferenza. È pericoloso tollerare atteggiamenti omofobi di questa portata, se mio figlio fosse stato più fragile l’effetto sarebbe stato devastante. Gli insegnanti devono rispettare il ruolo che hanno assunto, indipendentemente dalle proprie opinioni personali». La famiglia ha presentato un esposto alla scuola, ora bisognerà aspettare settembre per capire se il Provveditorato assumerà dei provvedimenti nei confronti del professore. Intanto, i tre ragazzi sono stati puniti con un voto in condotta più basso. Ma questo non basta.

«La scuola è un ambiente complicato, i ragazzi ritenuti più deboli vengono presi di mira dal bullismo», aggiunge la madre. «Uno dei tre ragazzi era stato sospeso per gli atteggiamenti fascisti nei miei confronti – ricorda il 17enne vittima di omofobia – ma alla fine la sospensione non è servita a nulla perché è stato promosso come se niente accaduto».

Giovedì sera, il consiglio comunale di San Donato ha aderito al progetto Ready, la rete nazionale contro l’omofobia. E in aula sui è parlato anche del caso. «C’è un lavoro culturale da fare e l’accettazione della diversità deve partire dalla scuola. È assurdo che nel 2018 accadano fatti di questo genere, i professori hanno un ruolo formativo sui ragazzi, le parole dette in aula da un docente trasmettono dei valori e questo rende ancora più grave quanto accaduto», dice Samuele Degradi, un attivista di Carpiano della rete Lgbt, finito anche lui nel tritacarne dei leoni da tastiera. Minacce di morte e parole violentissime scritte su Facebook lo hanno spinto a denunciare. «Le amministrazioni locali hanno un ruolo fondamentale contro le discriminazioni sessuali – aggiunge -, è importante che quest’anno tanti Comuni del Sud Milano abbiano dato il patrocinio al Gay Pride. Siamo in un periodo delicato rispetto alla paura della diversità, che poi si traduce in omofobia o razzismo. La matrice è sempre la stessa».