MARIO CONSANI
Cronaca

Strage di via Palestro: la bruna, la bionda e l’autista prestato dalla mala. Chi sono i fantasmi del ‘93

La condanna definitiva per i boss di Cosa Nostra non ha esaurito le indagini. Firenze cerca ancora la verità: il caso della bergamasca Rosa Belotti

Il luogo dell'esplosione in via Palestro e (in alto a sinistra) il primo identikit della donna che ha parcheggiato l'autobomba

Il luogo dell'esplosione in via Palestro e (in alto a sinistra) il primo identikit della donna che ha parcheggiato l'autobomba

Milano – Scena numero uno: un uomo e due donne, una bionda e una bruna, in attesa dentro una Bmw a Milano il giorno prima della strage. Il racconto è della testimone di giustizia Marianna Castro, ex moglie del poliziotto Giovanni Peluso, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, che riferisce presunti incontri tra il suo ex marito e Giovanni Aiello (noto come Faccia da mostro, ex poliziotto e uomo di collegamento tra ’ndrangheta e servizi segreti) nei giorni precedenti l’esplosione delle bombe prima a Firenze e poi a Milano.

Il motore di un'automobile distrutta dall'esplosione
Il motore di un'automobile distrutta dall'esplosione

A domanda della moglie, Peluso avrebbe risposto che una delle due donne in auto era la segretaria dell’amico al volante, l’altra una collega dei servizi segreti. Lo scorso marzo, Castro ha parlato di questi presunti incontri del marito (a cui lei avrebbe assistito) anche in un’intervista a Sky Tg24.

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Un quartetto in azione

Scena numero due: secondo una nota del Sisde sul biennio delle stragi di mafia, il commando che agì in via Palestro sarebbe stato composto da quattro persone di cui due artificieri "di circa 32-35 anni e capelli molto corti e neri". Un altro avrebbe avuto il ruolo di autista “prestato“ dalla malavita milanese per la sua conoscenza delle strade cittadine. E la quarta era una donna (descritta non come bionda ma "bruna") legata sentimentalmente, sempre secondo il documento, a uno degli artificieri.

Di questo rapporto dei servizi segreti sulle strage di trent’anni fa ha scritto qualche mese fa il settimanale L’Espresso.

La mano di Cosa Nostra

A ideare, progettare e poi eseguire l’attentato milanese, stando alle sentenze definitive, furono i vertici di Cosa Nostra di allora - da Totò Riina a Bernardo Provenzano fino a Matteo Messina Denaro – e poi Leoluca Bagarella, Antonino Mangano, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano e gli altri fratelli Tommaso e Giovanni Formoso, e ancora Giuseppe Barranca, Salvatore Benigno e Giovanni Brusca, Cristoforo Cannella, Gioacchino Calabrò e Luigi Giacalone e infine Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo e Vittorio Tutino.

Quella vecchia fotografia

Nell’inchiesta ancora aperta della procura di Firenze sulle stragi del ’93, non c’è solo la recente perquisizione in casa dell’ex senatore Marcello Dell’Utri sospettato di essere stato “politicamente“ collegato agli attentati con la nascente Forza Italia, c’è anche la pista ancora da esplorare che riguarda altri esecutori materiali dell’attentato di via Palestro. E qui uno spunto importante è arrivato da una vecchia fotografia.

L'identikit della "bionda" che avrebbe parcheggiato l'autobomba
L'identikit della "bionda" che avrebbe parcheggiato l'autobomba

Un passo indietro. Giusto nell’estate di trent’anni fa, dopo le bombe una soffiata fa ritrovare ad Alcamo, in Sicilia, una specie di arsenale nascosto in un villino e custodito da due carabinieri, forse legati a Gladio. Oltre ad armi e munizioni, gli inquirenti trovano in un libro anche la foto di una donna misteriosa che somiglia, stranamente, all’identikit realizzato a Milano sulla base del racconto del testimone che aveva visto parcheggiare da una bionda sui trent’anni la Fiat Uno esplosa in via Palestro nella notte tra il 27 e il 28 luglio.

Era lei l’autista?

Solo un anno e mezzo fa i pm fiorentini, grazie a nuovi strumenti digitali e a controlli incrociati sulle foto presenti nel cervellone della polizia, riescono ad abbinare la foto di Alcamo e l’identikit milanese con l’immagine segnaletica di una donna arrestata nel ’92 per favoreggiamento in relazione a reati di droga. E dopo aver mostrato quest’ultima immagine al teste oculare di via Palestro, mettono sotto inchiesta la 58enne bergamasca Rosa Belotti, accusandola di essere stata alla guida dell’autobomba.

Belotti è moglie di Rocco Di Lorenzo, 66 anni, condannato anche in appello come capo di una banda di estorsori per riscuotere crediti. Perquisita e interrogata più di un anno fa, la donna si è difesa riconoscendosi nella foto trovata nel villino di Alcamo ma negando di aver mai avuto a che fare con l’attentato di via Palestro.