
di Stefania Totaro
Due anni di reclusione senza pena sospesa e altrettanti di interdizione dalla professione medica per il primario di chirurgia generale della MultiMedica, condannato insieme alla struttura sanitaria anche al risarcimento dei danni con una provvisionale di 320mila euro per una paziente a cui ha asportato tutto lo stomaco per un inesistente tumore maligno. È la sentenza del giudice del Tribunale di Monza Angela Colella nel processo che vedeva imputati di lesioni colpose gravissime Valerio Ceriani e il secondo chirurgo Daniela Baldoli, che invece è stata assolta. Il fatto contestato risale al 2016 quando, secondo l’accusa, il primario ha "formulato un’errata diagnosi di carcinoma gastrico" senza "attendere l’esito della biopsia eseguita" e ha proceduto all’intervento di asportazione dello stomaco a Maria S., sestese di 53 anni, addetta in una mensa, sposata, madre di 2 figli e nonna, passata dopo l’intervento da 58 a 37 chili per la difficoltà ad alimentarsi. Ceriani sostiene di avere agito per il bene della paziente, che comunque "sarebbe morta senza quell’operazione" a causa di un "restringimento a clessidra" dello stomaco che poteva essere risolto solo con l’asportazione. Mentre l’altra imputata ha ammesso di avere proceduto "convinta da Ceriani che l’esito fosse maligno". "Cosa vuoi che sia se non un tumore?", avrebbe detto Ceriani alla collega per rassicurarla. Il pm Alessandro Pepè aveva chiesto per Ceriani la pena massima senza condizionale poi inflitta dalla giudice e anche una segnalazione all’Ordine dei medici per valutare una radiazione dall’albo dell’imputato, che dal 2010 è anche Direttore del Dipartimento Interaziendale Chirurgico del Gruppo Multimedica e docente universitario, perchè ritenuto "un professionista pericoloso". "L’imputato per arroganza ha commesso il reato e con arroganza ha tentato di difendersi al processo - ha detto il pm nella sua requisitoria -. Si parla di neoplasia nel consenso informato alla paziente, mandata poi al controllo oncologico. Invece non c’era un tumore, bastava attendere l’esito della biopsia, l’intervento chirurgico non era urgente perché non c’era perforazione. Un comportamento di imprudenza e negligenza gravissime". Secondo la difesa di Valerio Ceriani, che ne aveva chiesto l’assoluzione, invece, "il professore ha una personalità magari ingombrante, ma il suo curriculum parla da sè". Anche la difesa di MultiMedica ha negato l’esistenza di un nesso causale dal punto di vista tecnico.
Il gruppo ospedaliero, dal canto suo, "conferma la propria linea di massima collaborazione con la magistratura, ribadisce al contempo la propria fiducia nei confronti del professor Ceriani, da oltre 15 anni in Multimedica e con 10mila interventi all’attivo" ed esprime "massima solidarietà dei confronti della paziente, in attesa di un verdetto definitivo". "La professione del chirurgo - si legge in una nota - è purtroppo particolarmente complessa, e costringe spesso a prendere decisioni difficili in situazioni di emergenza. Ma anche per questo è a volte essenziale il ruolo della magistratura, a tutela in primis dei pazienti, ma anche delle strutture sanitarie".