Caso Zambelli, ultrà e baby sitter: gli assistenti senza titoli inguaiano l’onorevole

La parlamentare Ue della Lega sotto accusa per frode. Avrebbe distribuito stipendi a pioggia. "Dimostrerò che è falso"

Marco Pacini e Stefania Zambelli

Marco Pacini e Stefania Zambelli

Milano, 23 febbraio 2023 -  Stipendi distribuiti a pioggia in cambio di nulla o quasi. Più di 170mila euro di indennizzi dell’Unione Europea, versati a quattro collaboratori del suo staff, è la somma bloccata ieri alla parlamentare europea della Lega Stefania Zambelli, 51 anni, con sequestro preventivo eseguito dagli uomini della Guardia di Finanza di Brescia. L’accusa è frode alle casse di Bruxelles ma lei si difende: "Non ho fatto nulla e lo dimostrerò". Zambelli, tra l’altro prima dei non eletti a Brescia nelle recenti elezioni regionali, è finita nel mirino della Procura europea di Milano con i pubblici ministeri Giordano Baggio, Gaetano Ruta e Sergio Spadaro. I magistrati hanno disposto il sequestro delle somme nei confronti suoi e di quattro dei suoi assistenti, assunti in Italia, che non avrebbero svolto le attività connesse alla funzione per la quale erano stati ingaggiati, per di più documentando falsamente la loro attività al Parlamento europeo.

Tra i quattro figura anche l’ultrà del Milan Marco Pacini, appartenente alle Brigate rossonere, compagno della figlia della deputata e che risulta nello staff della leghista. Lui da solo avrebbe incamerato circa 100 mila euro, disponendo anche di tre vetture (ora sequestrate) riconducibili all’europarlamentare. Oltre a Zambelli e Pacini sono finiti sotto inchiesta Elena Maria Seranfir, Stefano Masi e Paola Nedrotti. I quattro assistenti - secondo le indagini - avrebbero anche travisato i propri titoli di studio, avendo dichiarato competenze scolastiche e professionali che non avevano. Una di loro era stata solo baby sitter di una coppia di amici della deputata, un altro aveva fermato i propri studi al diploma di terza media. I danni provoca ti dall’esponente leghista al bilancio dell’UE ammontano - secondo la Procura europea - complessivamente a circa 172 mila euro. "In relazione ai fatti che hanno determinato l’esecuzione del sequestro preventivo a mio carico, tengo a precisare che né io né i miei collaboratori abbiamo commesso alcun illecito. Il nostro operato è sempre stato improntato alla massima lealtà e trasparenza nei confronti delle istituzioni e della collettività" ha fatto sapere Zambelli attraverso una nota.

All’origine della vicenda, una denuncia contro di lei presentata tre anni fa da una ex collaboratrice. "Mi p reme sottolineare - ha aggiunto la leghista - che l’assistente parlamentare che con la sua denuncia ha dato origine a questo procedimento, è la stessa persona che mi aveva già denunciato al Parlamento Europeo nel 2019, con le stesse argomentazioni. In quella circostanza, per i medesimi fatti, questa assistente è stata all’esito del giudizio licenziata per giusta causa, secondo le indicazioni ricevute dagli stessi funzionari del Parlamento Europeo, mentre nei miei confronti non è stato emesso alcun provvedimento. Sono a completa disposizione delle autorità giudiziarie per qualsiasi chiarimento".

Il blocco preventivo della somma sequestrata ieri a Zambelli, è stato ordinato dal gip bresciano Andrea Gaboardi sulla base degli elementi raccolti nel corso delle indagini preliminari. Se a chiusura del’inchiesta la Procura europea volesse chiedere il processo per l’euro deputata, l’eventuale dibattimento si terrebbe proprio davanti al tribunale di Brescia. Eletta a Starsburgo nel 2019 con più di 18 mila preferenze, la deputata bresciana è membro della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. Una delle ultime interrogazioni presentate, sull’importazione di aglio dalla Cina.

 

 

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