ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Milano, Stazione Centrale tra scippi e violenze: “Chi può evita di passare di qui”

La delusione di chi lavora in zona: "Servono più controlli". La difesa è l’arte di arrangiarsi: dai taxi pagati alle scorciatoie

Sottopasso Stazione Centrale di Milano

Milano –  Come nello slogan di una vecchia pubblicità, la Centrale di Milano se la conosci la eviti. "Nel 2017 una mia cassiera è stata inseguita e palpeggiata in stazione Centrale. Ha subito uno shock e da allora ha deciso di lavorare in un ufficio per evitare di finire di lavorare tardi. Oggi ho tre donne dipendenti fra 19 e 42 anni. Tutte evitano l’area ferroviaria. Se finiamo dopo mezzanotte pago a loro il taxi perché di notte tutti i mezzi pubblici a Milano sono pericolosi" afferma Nicola Corsaro, chef responsabile di Osteria Italiana di via Napo Torriani.

Siamo a circa 600 metri dall’hub ferroviario, il “buco nero“ della città col suo corollario di spaccio, furti, rapine e pure stupri brutali, come emerge dalle ultime notizie di cronaca.

Prima la donna di origini marocchine 36enne diretta a Parigi aggredita quantomeno nell’asconsore della stazione Centrale: ad essere sotto accusa è finito uno dei tanti "fantasmi" irregolari che gravitano in una zona tristemente famosa per la città: Fadil, marocchino 26enne con molti alias.

A distanza di meno di 24 ore la polizia si è trovata ad indagare su un altro caso di violenza sessuale, ai danni di una senzatetto italiana 57enne con una disabilità fisica: sarebbe stata aggredita in una tenda nei pressi di via Tonale da un altro disperato che gravita nell’area ferroviaria. E poi gli scippi, le aggressioni delle scorse settimane, quelli dei mesi scorsi, in un’ininterrotta sequela di episodi.

«Ho cinque dipendenti donne fra 30 e 50 anni. Tre lavorano anche la sera, finendo poco prima di mezzanotte. Nessuna si arrischia a raggiungere la metropolitana verde in Stazione Centrale, vanno tutte a Lima sulla linea rossa. Anche se magari è più scomodo per tornare a casa si sentono più sicure ad andare verso corso Buenos Aires. Come posso biasimarle? Pure io che sono un uomo evito la stazione ferroviaria anche se è pieno giorno: è troppo pericolosa" aggiunge Valerio Stumpo che da 30 anni è chef dell’osteria Mamma Rosa di piazza Cincinnato.

"Giusto pensare a mettere più agenti in strada. Ma i blitz devono avvenire quotidianamente: senza un’azione capillare non serve a niente. La risposta però non può essere solo militare e tecnologica, con più uomini e telecamere. Serve anche una risposta politica che vada al nocciolo del problema. Mi riferisco all’immigrazione clandestina. Chi non ha diritto di stare nel nostro Paese deve essere espulso" rimarca senza alcun dubbio Stumpo.

Non ha problemi a sostenere "la necessità di un rimpatrio di stranieri che commettono delitti" anche Carlo Bianculli, il titolare del chiosco di souvenir vicino alla "Mela" dell’artista Michelangelo Pistoletto. Di origini uruguaiane vive in Italia da 40 anni. "La necessità di arginare gli irregolari è una richiesta anche degli immigrati integrati che altrimenti finiscono nel calderone generalista dei giudizi rabbiosi sugli stranieri" afferma Bianciulli che dal 2016 denuncia indefesso la piaga della droga e dei furti che avvengono in piazza Duca d’Aosta.

«Nei primi anni di attività era pure peggio, volevo proprio chiudere la saracinesca, disperato scrivevo al sindaco, prefetto, questore. È vero che negli ultimi anni i controlli sono tecnicamente aumentati ma i fatti successi di recente dimostrano che non bastano. Il fatto è che quando le forze dell’ordine se ne vanno la piazza ritorna in mano agli spacciatori, giovani nordafricani che attirano gli sbandati. Fosse poi solo la droga l’emergenza. Qui c’è la piaga degli scippi e delle rapine ai viaggiatori. Il danno è pure reputazionale: che idea di Milano si possono fare i turisti che arrivano a stazione Centrale se non quella di una metropoli consegnata al degrado?".