MARIACHIARA ROSSI
Cronaca

Stazione Centrale, il buco nero dei minori stranieri: “Vivono di furti e scippi, spesso rifiutano gli aiuti”

L’allarme delle comunità di accoglienza: “Arrivano da Egitto o Tunisia pensando di trovare il paradiso ingannati dai video che vedono sui social”. L’appello del Comune al governo: “Serve un piano”

Bivacchi davanti alla Stazione Centrale di Milano

Bivacchi davanti alla Stazione Centrale di Milano

Milano – “Milano è allo stremo, lo diciamo da un anno. Non riusciamo più a sostenere i continui arrivi di minori non accompagnati. Attualmente sono oltre 1.300 quelli in carico al Comune ma, come riconosciuto da Sala, ce ne sono tantissimi altri non censiti perché sfuggono ai controlli". Le parole dell’assessore al Welfare, Lamberto Bertolé, inquadrano la situazione di emergenza che Il Giorno sta documentando da mesi, raccontando soprattutto i movimenti che riguardano i grandi punti nevralgici. Uno di questi, la stazione Centrale, di notte diventa un dormitorio a cielo aperto per centinaia di giovani ragazzi.

L’articolo uscito domenica 10 settembre su Il Giorno con il viaggio in Centrale
L’articolo uscito domenica 10 settembre su Il Giorno con il viaggio in Centrale

Per un motivo o per l’altro riescono a sfuggire ai controlli esponendosi a eventuali malintenzionati e a loro volta mettendosi in una condizione di disagio che li costringe, nella grande maggioranza dei casi, a compiere piccoli furti ai danni dei cittadini per sopravvivere in autonomia. "Spesso sono loro a non voler essere accolti e a preferire la vita in strada con tutte le conseguenze che comporta – racconta Bertolè – Al momento c’è un confronto aperto con il Governo: chiediamo che si prenda carico della prima accoglienza installando degli hub governativi sul territorio e delegando solo la seconda fase direttamente ai comuni".

Per contrastare l’emergenza il Comune, nell’ultimo anno, ha esteso l’accoglienza anche ad associazioni e strutture esterne al servizio tradizionale di ospitalità, consentendo alla Fondazione Progetto Arca, per esempio, di occuparsi del ricevimento dei minori. "Ci siamo attivati – spiega Tina Regazzo, direttrice della Fondazione – per fornire una mano già con l’arrivo dei profughi afghani e siriani. Poi circa un anno fa abbiamo risposto ad un’istanza del Comune, rendendoci disponibili a gestire, fino alla fine dell’emergenza, i flussi di stranieri minorenni diretti a Milano. Il problema è che l’emergenza sta diventando infinita. Nella nostra struttura di via Antonio Aldini, al momento, ci sono quaranta minorenni e in teoria ci dovrebbe essere un ricambio mensilmente. Da noi dovrebbero solo transitare, sempre in teoria. Nei fatti, essendoci un cortocircuito a livello di sistema, può capitare che rimangano più tempo. Senza contare quelli che finiscono direttamente in strada per mancanza di posti, solo alcuni vengono condotti verso i centri fuori Regione a Udine o a Napoli".

Sono quasi tutti egiziani, ragazzi disposti a scappare dalla loro terra d’origine, navigando per tratte spesso “omicide“ in cerca di un futuro migliore. "Grazie alla nostra equipe di operatori possono contare su un servizio sanitario, lezioni di lingua italiana e attività di socializzazione. Il problema maggiore è che molti di loro, oltre a non conoscere l’italiano, sono proprio analfabeti" , sottolinea Regazzo, mettendo in luce il contesto di miseria da cui provengono.

Tra gli enti che si preoccupano del futuro dei ragazzi “invisibili“ c’è anche la comunità di Don Burgio che da ormai più di 20 anni si preoccupa di intercettare giovani stranieri e non, con dei disagi alle spalle, segnalati dal Tribunale per i Minorenni, dai Servizi Sociali di riferimento o dalle forze dell’Ordine.

L’obiettivo è fornirgli i mezzi educativi per affrontare un mondo che li ha visti crescere in solitudine e senza guide. "Rispetto agli anni passati stiamo notando un vero e proprio esodo dai paesi nordafricani, in particolare Egitto e Tunisia, richiamati dall’illusione che il nostro paese sia un paradiso. Alcuni si fanno abbagliare dai video social dei conterranei che si vantano di poter fare quello che vogliono grazie al sistema di accoglienza italiana, tanto che qualcuno fugge contro la volontà della propria famiglia. Non tutti vengono per sostenere economicamente i parenti a casa", riferisce Don Burgio, che nel corso della sua esperienza, ha offerto una mano a giovani di qualsiasi estrazione.

"A fine agosto alcuni conoscenti di San Siro mi hanno segnalato un ragazzino che dormiva in strada da cinque mesi, giusto l’altro giorno ne abbiamo trovato un altro che viaggia da solo da cinque anni. Non essendo imputabili, in quanto infra-quattordicenni, hanno solo qualche piccola denuncia a piede libero, e anche se dopo vengono ricollocati nelle comunità, scappano subito senza lasciare traccia. Di cosa vivono? È chiaro che non avendo nulla non hanno niente da perdere. Furti e scippi. Ne abbiamo circa una decina che corrispondono a questo identikit".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro