
La crisi energetica ha investito anche le strutture sanitarie
Milano – La stima degli uffici del Welfare regionale, di cui Qn-Il Giorno aveva riferito sei mesi fa, era persino prudenziale, anche se di poco: l’anno scorso la bolletta delle strutture della sanità pubblica lombarda è lievitata di 186 milioni 32.759 euro rispetto al 2021. Un rincaro del 55,3 % (a fronte dell 52% ipotizzato a settembre), che ha portato il conto energetico del Welfare a sfondare il mezzo miliardo nel 2022: 522.453.819 milioni di euro.
L’anno prima erano 336.410.060, mentre rispetto al 2019 pre-pandemia l’incremento è del 75,4%. È quanto emerge da un’analisi dell’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, sui rincari dell’energia "a seguito del conflitto in Ucraina e della spirale inflazionistica tuttora in corso": a consuntivo, la sanità pubblica ha chiuso il 2022 con un extracosto nazionale di un miliardo 415.612.935 euro rispetto al 2021. Che ha impattato sui bilanci delle Regioni, salvati dai finanziamenti straordinari per 1,6 miliardi decisi dal Governo Draghi.
Guardando i valori assoluti la Lombardia (la regione più popolosa del Paese) è in cima alla classifica, seconda dietro l’Emilia-Romagna che ha visto lievitare la bolletta di 188.269.540 euro, ma è terzultima osservando il rincaro in percentuale: solo alla Provincia di Trento (+42,9%) e alla Calabria (+45,37%) è andata meglio, la media nazionale si attesta a un +79,02%. Calcolando l’incremento pro-capite (l’energia per la sanità l’anno scorso è costata 18,71 euro per ciascun lombardo in più rispetto al 2021) la Lombardia è sestultima e sotto la media italiana sia per il rincaro (23,98 euro) che per il costo annuale della bolletta degli ospedali pubblici: 52,54 euro a testa, quasi due meno dei 54,33 “nazionali“.
L’Agenas specifica che la sua analisi "esula da valutazioni su politiche regionali di efficientamento energetico e variabili di contesto" come il fatto che in Lombardia le strutture private accreditate producano circa il 40% in valore dei ricoveri e delle prestazioni in day hospital del servizio sanitario regionale. C’è però una differenza nella distribuzione dei rincari: se in Italia l’aumento della bolletta delle utenze elettriche (+96,22%, rispetto all’anno prima) supera quello del riscaldamento (+77,49%), in Lombardia a crescere di più è stato soprattutto quest’ultimo (+70,28%) mentre l’elettricità è costata agli ospedali “solo” il 49,67% in più; al contrario la voce “altre utenze” è cresciuta del 41,44%, più del 30,11% registrato in Italia.
Tra le aziende pubbliche lombarde, quella la cui bolletta s’è più appesantita, l’anno scorso, è stata l’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano, che ha speso in tutto 35 milioni 60.511 euro, 19.711.899 più del 2021, seguita dagli Spedali Civili di Brescia (+15.945.217 euro in un anno) e dalla Sette Laghi di Varese (+ 14.193.792 euro); la Santi Paolo e Carlo è sul podio anche per l’aumento percentuale (+129,3% dal 2021), seconda solo all’Asst di Crema che ha speso il 153% in più.
Al terzo posto c’è il presidio di Casatenovo dell’Istituto nazionale di riposo e cura per anziani, che nel suo piccolo (bolletta totale di 480.057 euro) ha avuto un rincaro del 122,4%. Solo due Asst hanno speso per l’energia meno del 2021: la Valle Olona (-5,3%) e la Fatebenefratelli-Sacco di Milano (-1,7% dal 2021, ma comunque quasi un milione e mezzo più di quanto l’azienda-simbolo della lotta al Covid abbia pagato nel 2020 della pandemia).