Massimiliano Mingoia
Cronaca

Il passo indietro di Milan e Inter sui due nuovi stadi separati: il futuro sarà solo rossonerazzurro. E San Siro che fine fa?

I club hanno capito che singolarmente non possono realizzare ciascuno un proprio impianto. e intanto venerdì c’è un vertice in Comune sul restyling di San Siro

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Bandiere di Milan e Inter fuori dallo stadio di San Siro

Milano – Due stadi per due squadre? Il Milan a San Donato Milanese e l’Inter a Rozzano? Che qualcosa, nella narrazione di Milan e Inter, si fosse inceppato lo si era capito lo scorso febbraio, quando era trapelata questa indiscrezione: i due club si erano riavvicinati su un progetto comune di un unico nuovo stadio. In particolare, a metà gennaio c’era stata una call tra Gerry Cardinale, numero uno di RedBird e patron del Milan, e l’allora presidente nerazzurro Steven Zhang, primo contatto ufficiale tra le proprietà dopo un anno e mezzo dall’acquisto dei rossoneri da parte di RedBird. La richiesta, nel corso della chiamata, era stata quella di tornare ad avere un progetto unico sullo stadio, puntando insieme in particolare sull’area di San Donato per cui il club rossonero aveva appena concluso l’acquisto dei terreni, costati circa 50 milioni di euro.

L’indiscrezione, a qualche osservatore, era sembrata incredibile, forse solo uno sgarbo dei nerazzurri ai cugini rossoneri, “accusati” di non avere i fondi necessari per procedere alla realizzazione di uno stadio solo del Diavolo. Incredibile perché Cardinale aveva sempre parlato del progetto dello nuovo stadio a San Donato come una nuova e modernissima casa per il Milan, solo per il Diavolo. A gennaio, invece, i rossoneri chiamavano i nerazzurri per chiedere il loro aiuto e, per tutta risposta, non ottenevano neanche un sì ma un contropiede di Zhang: semmai venite voi del Milan nel nostro nuovo stadio a Rozzano.

Il precedente è utile per capire che quell’indiscrezione non solo era vera, ma delineava lo scenario che si prospetta in vista del nuovo vertice tra il Comune, da una parte, e Milan e Inter, dall’altra, in programma domani alle 11 a Palazzo Marino sul progetto di restyling del Meazza proposto da Webuild. Sì, il progetto sul quale Sala aveva assicurato che ci sarebbe stata una risposta già entro lo scorso giugno. Ma così non è stato.

Un rinvio è stato forse necessario per chiarire meglio i contorni dell’operazione. Perché ormai è chiaro che né il Milan, né l’Inter, da soli, sono in grado di realizzare un nuovo stadio. Forse i due club potrebbero provare a realizzare il nuovo impianto insieme a San Donato, a Rozzano o di fianco al Meazza, nell’area dove nel 2019 avevano proposto al Comune di realizzare la loro Cattedrale firmata da Populous. Ma l’opzione ora da approfondire è quella della ristrutturazione della Scala del calcio. Sala vuole una risposta. I club sono pieni di dubbi sul da farsi. Webuild, infatti, ha presentato un progetto da 400 milioni di euro per rifare completamente il primo anello e realizzare fuori dall’attuale impianto zone commerciali e il Museo dei club. Milan e Inter, però, credono che 400 milioni di euro siano pochi per completare un restyling vero e proprio. Ci vorrebbero almeno 700 milioni di euro. Ma – la domanda che emerge nelle sedi delle due società – vale la pena di investire così tanti soldi in uno stadio che ha quasi 100 anni di vita e il cui secondo anello dal 2025 sarà vincolato dalla Sovrintendenza?

La risposta definitiva di Milan e Inter ancora non c’è. Ma domani mattina, davanti al sindaco e a Webuild, il presidente rossonero Paolo Scaroni e l’amministratore delegato corporate nerazzurro Alessandro Antonello qualcosa dovranno dire. Un passo avanti verso un restyling vero o almeno soft? O un altro rinvio a data da destinarsi? La telenovela San Siro continua.