Spreco alimentare, Milano vince l’Earthshot Prize Il principe William la premia con un milione di sterline

Il progetto degli hub di quartiere trionfa, Sala e Scavuzzo esultano. Villa (Fondazione Cariplo): i fondi serviranno per aprire nuove strutture

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"È stato molto emozionante. Quello che un tempo era solo un piccolo hub di quartiere ora è stato riconosciuto a livello itnernazionale. È una sensazione bellissima". Monica Villa coordina e gestisce Ricetta QuBì, il programma promosso da Fondazione Cariplo per il contrasto alla povertà infantile. Un ingrediente fondamentale per il successo della Food Policy del Comune di Milano. QuBì, infatti, ha aderito sin dall’inizio al progetto degli hub di quartiere, finanziando – tra le altre cose – l’allestimento e la gestione del centro di via Borsieri (Isola).

Molte città hanno programmi di riduzione dello spreco alimentare. Cosa rende così speciale il progetto degli hub di quartiere?

"Credo che il punto di forza più grande di questo progetto sia la capacità di tutti i soggetti coinvolti di aiutarsi a vicenda per rispondere alle esigenze del territorio. L’intero progetto parte dal concetto di fare rete: sia dall’alto – grazie al coinvolgimento, per esempio, del Politecnico – sia dal basso, puntando sulle associazioni del territorio".

Come funzionano gli hub?

"Gli hub di quartiere sono sistemi di recupero e redistribuzione di cibo a filiera corta. Gli alimenti vengono recuperati dalle mense e dalla grande distribuzione. Dopodiché, tutto viene stoccato nell’hub e distribuito il più velocemente possibile, così da evitare sprechi e garantire la distribuzione di cibo diversificato alle famiglie".

E qual è il contributo di QuBì al progetto?

"QuBì è un progetto nato nel 2016 per il contrasto alla povertà minorile, attraverso 23 reti territoriali attive in 25 quartieri. Il progetto degli hub, dunque, è la sintesi perfetta tra il nostro programma e la Food policy del Comune. Al di là dei finanziamenti al progetto, il nostro contributo consiste anche nel favorire le connessioni con le reti del territorio. Spesso per noi la distribuzione di cibo ci permette di agganciare le famiglie che vivono in povertà e costruire percorsi condivisi di aiuto con loro".

Come si identificano le famiglie che hanno bisogno di cibo?

"Gli hub non si rivolgono direttamente a chi vive in povertà, ma alle associazioni del territorio. Spesso abbiamo a che fare con famiglie numerose o monogenitroriali. La pandemia, però, rischia di cronicizzare il problema della povertà alimentare. Dopo il Covid, il numero di famiglie che ricorrono al servizio degli hub è cresciuto sia tra gli italiani che tra gli stranieri".

Cosa significa la vittoria dell’Earthshot prize per il programma?

"Vincere questo premio è stato davvero emozionante. Al di là del riconoscimento del lavoro svolto, i fondi messi a disposizione (un milione di sterline, ndr) permetteranno al Comune di Milano di rafforzare gli hub esistenti – garantendone la sostenibilità sul lungo periodo – e aprirne di nuovi. Quello che si vuole fare è rafforzare la presenza degli programma in tutta la città e calcolare qual è il numero ideale di hub di cui la città ha bisogno".

È prevista l’apertura di altri hub?

"Sì. Il prossimo hub di quartiere, attualmente in fase di progettazione, sorgerà nel quartiere di Corvetto. Già negli scorsi mesi, inoltre, il Comune aveva avviato un tavolo di progettazione per l’apertura di un quinto hub in città. Credo che la vittoria di questo premio possa dare una bella spinta ai lavori".

Il modello degli hub di quartiere è esportabile anche in altre città?

"Credo proprio di sì. Dobbiamo tenere bene in mente però che a Milano la forza del progetto stava proprio nella profonda conoscenza del territorio e nell’ampia rete di soggetti coinvolti. In altre parole: il programma è esportabile, ma va adeguato alle specificità del territorio".

Gianluca Brambilla

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