ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Buio e vandali: sottopassi da incubo a Milano

Viaggio nei tunnel di periferia, terra di conquista per le baby gang

Una bici Ofo abbandonata nel sottopasso di via Govone (NewPress)

Milano, 25 agosto 2018 - Lugubri  anche di giorno, figuriamoci di sera. Un giro fra i sottopassi più degradati di Milano: da Famagosta alla Ghisolfa fino a Lodovico il Moro. Passaggi pedonali nati per raggiungere in sicurezza un autobus o l’altro lato della carreggiata, senza essere falcidiati dalle auto in corsa, si sono trasformati in tunnel pericolosi dove si corre il rischio di subire aggressioni. Passaggio da incubo è quello che connette via Castellino da Castello con viale Monte Ceneri. Sotto il cavalcavia Bacula sorge un anfratto putrido, nonostante i colori dei murales che lo rivestono. Non ci sono telecamere.

All’ingresso è sistemato un carrello della spesa ricolmo di rifiuti, accumulati anche intorno, tra cui spunta una borsa da donna svuotata. E dire che vicino sorgono una scuola primaria, la Rinnovata Pizzigoni, e un campo da calcio.

Un operatore di Casa Gastone, centro di accoglienza per senza fissa dimora che sorge di fronte, ci racconta quel che vede dalla sua finestra in cambio dell’anonimato: «Di notte è meta di ritrovo di stranieri che bivaccano, soprattutto di sabato. Mentre di giorno ci sono bande di minorenni, italiani, che vandalizzano quello che trovano a tiro. Se la sono presa con una bicicletta Ofo». I resti della bici gialla giacciono ancora lì, a cinquanta metri di distanza, nell’altro sottopasso che conduce in via Govone dove le telecamere e le plafoniere sono rivestite di una grata metallica «perché – spiega sempre l’operatore – più volte sono state distrutte». L’episodio più grave a cui ha dovuto assistere risale a un anno e mezzo fa: «Una bambina era in bicicletta al telefono quando due malviventi le hanno rubato il cellulare. L’ho accolta dentro la struttura che tremava tutta e ho chiamato la polizia».

Un altro luogo che non ispira fiducia è il reticolo di sottopassi in piazza Maggi, a pochi passi da Famagosta: nel 2014 fece scalpore il caso di un rapinatore seriale che aveva aggredito e derubato dieci donne in un mese. Il marocchino  poi finito in carcere ma Mirko Montesanto, residente in zona, dice che il clima non è mai tornato sereno dopo quell’episodio: «Questa è una giungla d’asfalto. So che si sono verificate altre aggressioni». Il direttore di origine cinese dell’hotel dei Fiori, appena fuori dal sottopasso, fa notare che le telecamere installate in alcuni casi sono inservibili perché ricoperte di vernice. Quella di fronte al suo albergo, divelta a forza, penzola nell’aria. Invaso dal tanfo di urina è il collegamento sotto il Ponte delle Milizie e le due fermate della 90 e 91.

Nel tunnel vicino a via Lodovico Il Moro ieri era abbandonata persino una valigia. Stefania Saggio, titolare di una piadineria nelle vicinanze e abitante per anni di fronte, definisce il sottopasso «un vespasiano e luogo di ritrovo per ubriachi. Si sono verificati anche scippi. Sarebbe utile vedere qualche pattuglia a piedi lì sotto ogni tanto», conclude la negoziante esasperata.