Sotterranei ospedali, terra di nessuno delle addette alle pulizie: "Lavoriamo con paura"

Milano, senzatetto e intrusioni di sbandati che cercano di arrivare ai reparti. La Uil: abbiamo chiesto telecamere e vigilanti, nessuna risposta

Addette alle pulizie negli ospedali

Addette alle pulizie negli ospedali

«Non ci sono telecamere, non c’è alcuna sorveglianza: ogni giorno lavoriamo con la paura che possa succedere qualcosa". Una addetta alle pulizie racconta la "terra di nessuno" dei sotterranei degli ospedali milanesi dove si aggirano sbandati, senzatetto e persone che cercano di introdursi nei reparti per rubare sfruttando l’assenza di controlli.

Lasciano tracce del loro passaggio, resti di cibo, bottiglie e anche pannolini per bambini: "Si può entrare dall’esterno e, senza un badge, passare facilmente dai reparti ai sotterranei. La sicurezza non è garantita, né per i lavoratori né per i pazienti". Un problema sollevato dalla Uil di Milano, che ha realizzato un’inchiesta video (verrà pubblicata sulla web tv del sindacato) sulle condizioni di lavoro degli addetti alle pulizie e alla manutenzione negli ospedali. Servizi appaltati a ditte esterne. Il 70% guadagna meno di 700 euro al mese, con contratti precari e part time imposto dalle aziende. Vivono fra i reparti e la "terra di nessuno" dei sotterranei, dove spesso sono collocati i loro spogliatoi, strada più breve per spostarsi da un’area all’altra delle strutture ospedaliere.

"Cerchiamo di stare assieme e di non separarci – racconta una di loro – ma spesso questo non è possibile". Un problema di sicurezza che è stato sollevato più volte dai sindacati, attraverso lettere e appelli alle direzioni ospedaliere rimaste senza risposta. "Nei reparti ci sono telecamere e telefoni d’emergenza – spiega Ivana Di Tanno, segretaria Uil Trasporti Lombardia – mentre nei sotterranei non c’è alcun presidio. Abbiamo scritto agli ospedali chiedendo l’istallazione di telecamere e sistemi salvavita, la presenza di vigilanti anche nei sotterranei, ma non ci è stata data alcuna risposta. Non è un problema isolato, ma riguarda tutti gli ospedali". In caso di emergenza, poi, c’è un’altra beffa: se una operatrice chiama l’ospedale con il telefono personale viene messa in attesa, in quanto considerata come una comune chiamata esterna.

«La sicurezza sul lavoro non è solo nella prevenzione degli infortuni – sottolinea Anna Campagna, responsabile Pari opportunità della Uil Trasporti – ma riguarda anche la sicurezza personale di donne che lavorano, anche di notte, in luoghi pericolosi". Un problema che si aggiunge alla lista delle criticità, per lavoratori che durante la pandemia sono stati in prima linea. "In alcuni casi devono mangiare in bagno perché mancano locali idonei – prosegue Di Tanno – e non hanno il diritto di accedere alla mensa. Devono cambiarsi in locali angusti e, la scorsa estate, una ragazza è svenuta per la temperatura di 45 gradi raggiunta nel container adibito a spogliatoio. Nessuno s occupa di queste persone, che hanno gli stessi diritti dei medici".

 

 

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