
Il direttore del servizio di Polizia postale e delle Comunicazioni, Ivano Gabrielli
di Marianna VazzanaMILANOGli attacchi informatici avevano messo ko professionisti, società e onlus lombarde paralizzando le loro attività. Per riavere i propri dati e ricominciare a lavorare, le vittime avrebbero dovuto pagare ai cybercriminali un pesante riscatto in criptovaluta. Da qui le denunce, sfociate nell’indagine della polizia di Stato che insieme ai colleghi di Francia e Romania ha smantellato “Diskstation“, una gang di hacker romeni, arrestandone il leader: un uomo di 44 anni.
La banda era specializzata in attacchi ransomware, sofware creati proprio con lo scopo di danneggiare o compromettere sistemi informatici, per estorcere denaro o altro ai malcapitati presi di mira. L’operazione di smantellamento, condotta dal Centro cibernetico di Milano e coordinata dal Servizio Polizia Postale e per la sicurezza cibernetica ha portato, in pochi mesi, a identificare numerosi sospetti tutti di nazionalità romena. E ora il gip di Milano ha applicato la custodia cautelare in carcere al principale indagato, ritenuto altamente pericoloso: gli vengono contestati numerosi episodi di accesso abusivo a sistema informatico o telematico ed estorsione.
Chi sono le vittime? Professionisti e società in vari campi di produzione grafica, cinematografica, organizzazione di eventi e onlus attive, a livello internazionale, nell’ambito della tutela dei diritti civili e attività di beneficenza. I malviventi cifravano i dati sensibili, rendendoli inaccessibili ai proprietari e spianando così la strada alle richieste di pesanti riscatti in criptovaluta, minacciando la cancellazione definitiva o la divulgazione delle informazioni private in caso di mancato pagamento. Le cifre? La stima è di decine di migliaia di euro. I cybercriminali chiedevano le criptovalute perché questo sistema rende più difficile tracciare le transazioni e di conseguenza risalire ai responsabili. Ma agli hacker è andata male.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Milano, si sono sviluppate su un duplice fronte investigativo: da un lato è stata svolta un’approfondita analisi forense dei sistemi informatici attaccati dal gruppo hacker, dall’altro è stato condotto un accurato esame della blockchain (un meccanismo di database avanzato che permette la condivisione trasparente di informazioni all’interno di una rete aziendale) per risalire ai responsabili. I riscontri, al termine di questa prima fase dell’indagine, hanno portato a estendere l’attività all’estero. Quindi, con il coordinamento di Europol (Agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione nelle attività di contrasto) è stata istituita una task force con le polizie nazionali di Francia e Romania, pure loro alla ricerca di “Diskstation“.
Quindi sono stati individuati diversi soggetti, tutti di nazionalità rumena, coinvolti a vario titolo nella complessa filiera criminale. A giugno di un anno fa, alcuni erano stati colti in flagranza di reato durante le perquisizioni nelle abitazioni degli indagati a Bucarest, alle quali avevano partecipato anche gli investigatori di Milano. Ora le indagini continuano.