LUCA BALZAROTTI
Cronaca

Simone Moro ha 50 anni ma non vuole fermarsi: "Ora un’altra impresa"

L’alpinista: scalerò la cima più fredda

Simone Moro (De Pascale)

Milano, 28 ottobre 2017 - È difficile da raggiungere anche al telefono. Il terzo tentativo è quello buono: il cellulare squilla, il suono è inusuale. Come quando si chiama all’estero. «Sono in America, in Arizona». Eccola, la conferma. La voce è lontana, ma riconoscibile. «Esco dalla tenda, vado ad arrampicare». Sì, è Simone Moro, 50 anni ieri, il primo al mondo a scalare in inverno il Nanga Parbat (8.125 metri), in Pakistan, “la montagna mangia uomini”. L’alpinista bergamasco ce l’ha fatta al terzo tentativo. Coincidenze.  Moro, 50 anni ad alta quota... Anche nel giorno del compleanno? «Sì, sì. Perché continuo eh...». Ci sta anticipando qualcosa? «Posso rivelarvi che ho in mente una nuova scalata invernale. Mi sto allenando. A gennaio parto per la montagna più fredda del pianeta. Non posso dire altro per adesso». Non si accontenta del Nanga Parbat in invernale? «Sono contentissimo per il Nanga Parbat e per gli altri tre 8mila scalati in inverno. È difficile scrivere una pagina di storia, io ho avuto dalla vita il regalo di scriverne quattro. Le scalate invernali rimangono nella storia dell’alpinismo». E allora perché continuare? «Perché ho passione e disciplina, lo stesso ritmo di allenamento e lo stesso peso di quando avevo 20 anni. Oggi ne ho 50, affronto il giro di boa come una barca che va di bolina». Cosa risponde a chi la chiama follia? «Quante professioni rischiose ci sono? Non è forse rischioso lavorare su un traliccio? Rischiare non vuol dire morire. Se a 50 anni sono vivo e ho tutte le dita al loro posto significa che ho fatto di tutto per proteggere la vita. Che non ho sfidato la montagna, ma ho vissuto con la montagna». Qual è il suo rapporto con la paura? «Io ho paura, ne ho ancora. La paura, che chiamo autoconservazione, è quella che mi aiuta a valutare quando continuare e quando fermarmi». Quanto è stato difficile rinunciare alla vetta in alcune spedizioni? «Lo è per chi concepisce l’alpinismo come strada per diventare ricco e famoso. Io ho rinunciato e ci ho riprovato senza alcun problema».  Quanto tempo della sua vita ha trascorso ad alta quota? «Ho fatto un calcolo proprio pochi giorni fa: 55 spedizioni per una media di tre mesi l’una sono circa 15 anni della mia vita». La sua famiglia le ha mai posto un freno? «Mai. È sempre stata la mia prima alleata». E lei? Ha programmato quando smettere? «Già da dieci anni mi sto preparando a cosa fare da grande: il pilota di elicottero. Per ora faccio entrambe le cose. Finché riesco...».