Faida trapper, gup: “Simba La Rue e la sua banda pericolosi per spettacolarizzazione violenza”

Milano, spedizioni punitive, armi e minacce sui social. Il giudice sottolinea il rischio emulazione

Il trapper Simba La Rue e la sua banda in tribunale

Il trapper Simba La Rue e la sua banda in tribunale

Con le loro “spedizioni punitive” hanno mostrato “una totale astrazione dalla realtà, che ha impedito (...) di percepire il disvalore ed il peso delle azioni criminose poste in essere, al punto che le continue ed improvvise ritorsioni, imprevedibili e spettacolari, sono ormai fortemente pericolose per la sicurezza pubblica e, soprattutto, vi è la percezione che essi vogliano perseverare in questa dinamica di giustizia privata, realizzata con armi, minacce sui social, ed avvertimenti ed aggressioni del tutto imprevedibili, tali da creare scalpore”. 

Inoltre, "la loro notorietà' anche sui social network, dove, come già detto, condividono i video delle aggressioni e le minacce che annunciano i prossimi ‘obiettivi’, rischia di portare numerosi ragazzi, anche di giovanissima età, ad emularli".

È l'analisi sociologica-criminologica che il gup Rossana Mongiardo ha messo nero su bianco nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 13 ottobre ha condannato, con rito abbreviato, a 4 anni di reclusione il trapper 21enne Mohamed Lamine Saida, detto Simba La Rue, con altri 5 giovani della sua 'crew' per il caso della cosiddetta "faida tra trapper”.

Il giudice che ha inflitto per i coimputati di Simba La Rue pene fino a 3 anni e 8 mesi e ha accolto per un ulteriore giovane la richiesta di patteggiamento a 3 anni e 4 mesi di carcere, ha sottolineato che "tutti (...) hanno condiviso un medesimo progetto, che si è estrinsecato in svariate manifestazioni criminali, sponsorizzate anche sui social network, aventi tutti scopo sopraffattorio”.

Al centro del processo ci solo le accuse di lesioni e rapina per un'aggressione in via Settala commessa dal gruppo "per sfregio e punizione” per “mortificare” la vittima, un giovane che faceva parte anche lui dei rivali. E poi le lesioni aggravate ai danni di Baby Touché, altro noto trapper, che però ha deciso di non sporgere denuncia contro gli imputati, comportamento che i pm hanno ritenuto “reticenza per una logica di banda”. Simba La Rue, che è pure tra gli imputati al processo per una sparatoria vicino a corso Como, la scorsa settimana è stato condannato dal Tribunale a 6 anni e 4 mesi di reclusione.