
Venditore in giro per i locali della movida (Newpress)
Milano, 14 maggio 2017 - A Milano 2,1 pacchetti ogni cento sono illegali. E però passa di qua il 12% delle sigarette contrabbandate in Italia, 4,6 miliardi nel 2015 secondo una ricerca dell’Università di Trento, che quantifica in 822 milioni di euro il corrispondente danno alle casse dello Stato. La Lombardia e il suo capoluogo sono uno snodo cruciale nel traffico di “bionde”, che ha invertito la marcia rispetto agli antichi spalloni che le portavan giù dalla Svizzera. Quelli moderni sfruttano lo stesso confine, tra Comasco e Varesotto, per rifornire il Nord Europa di sigarette di contrabbando venute dall’Est, segnatamente da Ucraina e Moldavia, dove costano molto meno. Nel consumo autoctono, Milano è lontana da Napoli dov’è fuorilegge un pacchetto su tre, ma nel Nord si piazza solo dietro Trieste e Verona, altre tappe della tratta. La sua peculiarità, rispetto a tutte le altre città, è che i quartieri a maggior spaccio non sono quelli poveri, ma quelli della movida: Colonne di San Lorenzo, Navigli, Porta Romana in testa. E lì le “bionde” irregolari, invece di costare meno, costano di più, per il ricarico del servizio delivery. Solo lo 0,4% è di tabacco contraffatto (la media italiana è del 3,9%).
Milano, 14 maggio 2017 - Vendono ancora rose rosse e improbabili collane hawaiane. Accessori per i cellulari, dalle batterie esterne alle aste per i selfie. Gli accendini. Ma i bengalesi hanno saputo evolvere il loro business sui marciapiedi della movida milanese. Sono anche rivenditori non autorizzati di tabacco. Non di contrabbando. I pacchetti di sigarette – che alcuni sfoggiano in mano senza troppi problemi e altri nascondono negli zaini – sono tutti contrassegnati dalle fascette dei Monopoli di Stato. Il loro prezzo, però, è ben superiore rispetto a quello legale. Nel weekend, per le Camel blu dagli ambulanti – sono almeno una ventina quelli che operano fra le Colonne di San Lorenzo e i Navigli – bisogna sborsare 7 euro, un incremento secco del 40% rispetto al tabaccaio che le vende a 5.
Il ricarico maggiore si applica però su Marlboro Red e Gold. Il pacchetto che a listino ufficiale costa 5,40 euro lievita a 8 quando è “spacciato” tra i tavoli dei locali del Ticinese, con un aumento del 48%. Questi sono i prezzi che si registrano di notte, tra le 21 e le 3, di ogni sabato e domenica. Dopo una certa ora, però, scatta una nuova tariffa. «Per le “rosse” e le “light” del più noto marchio di sigarette – ci rivela un habitué della zona – si arriva a chiedere anche 10 euro. Le tabaccherie hanno tirato giù le serrande. Chi ha voglia subito di appagare il suo vizio, è disposto a sborsare cifre assurde». La clientela delle “bionde a peso d’oro” è ampia e variegata. Include i minorenni che dal 2013, per legge, non sono più autorizzati ad acquistarle. Tabagisti incalliti che hanno dimenticato la tessera sanitaria a casa. E anche chi, dopo qualche bicchiere di troppo, non ha nessuna voglia di mettersi alla ricerca del distributore automatico e apprezza la comodità della consegna sotto il naso. Giuseppe Farina, in arte «Peppuccio», il tabaccaio “icona” della Darsena, conferma che gli ambulanti acquistano le sigarette «ufficiali» per poi rivenderle a prezzo maggiorato. Aggiunge che costoro smerciano, senza licenza, altri prodotti da tabaccheria, come cartine e filtri. Non ce l’ha però coi bengalesi. A risultargli antipatico è un «tipo psicologico» di acquirente che definisce, in siciliano, «spacchioso». Tradotto: «Gente che si atteggia, che vuol dimostrare di potersi permettere di acquistare le sigarette a qualunque prezzo, senza badarci troppo. Non c’è, da parte di questi clienti, alcuna solidarietà nei confronti di questi poveri cristi che cercano di sbarcare il lunario. Solo mania di grandezza». Anche in corso Como operano decine di rivenditori illegali di “bionde”. Sempre persone del Bangladesh che parallelamente fanno i fioristi, i fotografi e i venditori di merchandising variopinto. Ma i loro prezzi sono più convenienti rispetto al Ticinese: 6 euro per le Camel e 7 per le Marlboro, sempre marchiate dallo Stato. Cifre che consentono loro di macinare comunque, a fine serata, un margine non indifferente.