
L'ex scuola Colombo
Milano, 11 settembre 2017 - Prima ci hanno provato con i lucchetti alle porte. Non è bastato: serrature forzate. E così, dopo lo sgombero di una settimana fa, il Comune ha deciso di blindare completamente l’ex scuola media Colombo di via Pizzigoni: gli operai della ditta incaricata da Palazzo Marino hanno innalzato un muro alto più di tre metri lungo l’intero perimetro esterno dello stabile, in modo da chiudere tutti gli accessi ed evitare nuove occupazioni nell’edificio in zona Villapizzone. Una soluzione simile era stata adottata tre mesi fa dall’Enpam, l’ente previdenziale dei medici proprietario del mega complesso abbandonato di via Lampedusa: una barriera di lamiere e filo spinato per impedire l’accesso ai disperati mandati via a metà giugno.
Tornando a via Pizzigoni, in questi giorni sono continuati i pattugliamenti della polizia locale, sia in divisa che in borghese, anche per tenere sotto controllo la zona circostante (segnalati alcuni ex occupanti in tenda nei giardini di via Console Marcello) e scongiurare bivacchi e assembramenti: «Invito i cittadini a segnalare nel caso eventuali situazioni di disagio», l’invito via social dell’assessore alla Sicurezza Carmela Rozza.
Lo sgombero di martedì si era concluso, senza tensioni, con 82 persone sgomberate (soprattutto nordafricani), di cui 11 portate in Questura (con bilancio finale di 8 rimpatriati e un arrestato per ordine di carcerazione per resistenza) e 15 trasferite in autobus al centro di via Ferrante Aporti (col supporto di personale dei Servizi sociali) per lo smistamento nelle strutture di accoglienza; delle 12 donne presenti, 3 in stato di gravidanza sono state accompagnate in ospedale per controlli. Utilizzata fino al 31 marzo per il Piano freddo, l’ex media di via Pizzigoni 9 era stata poi occupata in più occasioni da senzatetto e migranti, con altrettanti allontanamenti di piccoli gruppi di persone da parte dei ghisa. Nelle ultime settimane, la situazione era peggiorata: nello stabile avevano trovato ricovero più di 150 persone, assoggettate – secondo i racconti di chi ha vissuto in quelle aule riconvertite in camere da letto improvvisate – a un «marocchino» che si faceva pagare da 5 a 30 euro a settimana per un posto. Poi l’intervento di polizia e carabinieri, coordinato da Questura e Prefettura. Ora il muro, a chiudere gli ingressi una volta per tutte.