Pirellone, Vittorio Sgarbi lascia il Consiglio regionale

La sua carica di sottosegretario alla Cultura della presidenza del Consiglio è incompatibile con quella di consigliere regionale

Vittorio Sgarbi

Vittorio Sgarbi

Milano – Vittorio Sgarbi è pronto ad accomiatarsi dal Consiglio regionale alla sua maniera: prendendo la parola, oggi in aula, e tenendola per un’oretta. Tanto dovrebbe durare il suo intervento, secondo quanto emerge dal Pirellone.

A costringerlo al commiato è l’incompatibilità tra la carica di sottosegretario (alla Cultura) della presidenza del Consiglio e quella di consigliere regionale. Nel suo discorso Sgarbi farà sapere di voler restare comunque al servizio della Lombardia, anche se esclusivamente in veste di sottosegretario. Al suo posto, nelle fila di “Noi Moderati-Rinascimento Sgarbi“, entrerà Nicolas Gallizzi, medico di Basiano (Milano). Un altro addio coatto si è consumato ieri, 24 ore prima che la questione approdasse in Consiglio regionale. Ad essersi dimesso è Carmelo Ferraro, del quale si è più volte scritto su queste pagine. In questo caso non si tratta di una questione di incompatibilità, come per Sgarbi, ma di ineleggibilità. Dubbia resta, infatti, l’effettiva datazione delle dimissioni rassegnate dallo stesso Ferraro dal Consiglio d’amministrazione della Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, un board che, essendo nominato proprio dalla Regione, comporta – in assenza di dimissioni tempestive – l’impossibilità di essere eletti nell’aula del Pirellone. Ieri Ferraro ha diramato una nota per spiegare la sua posizione: "L’impegno civico e sociale è la mia stella polare. Le ragioni del mio impegno non cambiano: il senso di responsabilità e gli ideali con cui ho fondato il Comitato M’Impegno, 10 anni fa, e il desiderio di partecipazione politica, che mi ha condotto a partecipare con successo alle elezioni per il Consiglio regionale. Sono questi miei valori e il mio senso di responsabilità che mi hanno portato a rassegnare le dimissioni dal ruolo di consigliere regionale. Sono un uomo delle istituzioni e, pur credendo fermamente nella correttezza delle mie azioni e nella legittimità delle mia elezione (confortato da autorevoli pareri legali), non desidero essere ulteriore fonte di tensione, strumentalizzazioni o ricorsi".

Giambattista Anastasio

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