di Simona Ballatore Sette università a confronto con un unico obiettivo: abbattere il soffitto di cristallo che c’è ancora anche a livello accademico nonostante l’impegno a renderlo di anno in anno più sottile. Così i protagonisti dell’alleanza “Enhance“ hanno unito insieme i dati per cucire il primo rapporto sulla diversità e la parità di genere di quella università europea politecnica che oggi è in cantiere (le università di Berlino, Varsavia, Valencia, Aquisgrana, Milano, la Chalmers in Svezia e la Norwegian University of Science and Technology hanno fondato insieme la rete nel 2020). Si parte dalle studentesse, vera sfida: da anni si sono consolidate sul 33% al Politecnico, si fatica ancora a ingaggiarle a Ingegneria (nelle triennali sono al 23%) mentre per Design e Architettura la parità non solo è assodata ma c’è stato il sorpasso. Dato in linea con le altre università europee con l’unica eccezione dell’ateneo norvegese, che supera il 50%. "Il rapporto evidenzia il potenziale degli istituti di formazione superiore nel rendere le opportunità accademiche accessibili a tutti, indipendentemente dal background, e nel promuovere inclusione e pari opportunità nei propri programmi e nelle proprie strategie": la sfida dell’alleanza rivolta a futuri talenti. Se tra i tecnici e gli amministrativi, il 60% al Politecnico è donna, spicca anche il dato delle dottorande, superiore a quello di tutte le altre sei università. Poi la curva torna a scendere ovunque, man mano che si affrontano i vari step di carriera, fino alle professoresse ordinarie che nelle università tecniche europee non superano mai la soglia del 30%. "La consapevolezza del divario di genere è un primo passo al quale devono seguire azioni concrete non solo all’interno delle nostre università, ma a livello esteso e nel contesto internazionale – sottolinea Donatella Sciuto, prorettrice del Politecnico di Milano –. L’importanza di costruire reti, come Enhance, ...
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