Bresso (Milano) – L’assessore alla Sicurezza Marco Granelli lo definisce "il primo vagito della vasca del Parco Nord" e parla di "giornata storica per Milano". A quattro giorni dalla rovinosa esondazione del Seveso, che ha vomitato acqua e fango ininterrottamente per sei ore, il primo dei quattro bacini di contenimento delle piene è pronto a entrare in funzione. Anzi, è già entrato parzialmente in funzione nel corso della mattinata di ieri, durante le fasi più critiche dell’allerta poi rientrata.
La paratia che comunica con l’invaso al confine con Bresso è stata alzata in maniera meccanica (in futuro sarà tutto gestito automaticamente da sistemi tecnologici), lasciando contemporaneamente sollevata quella "gemella" a presidio del corso d’acqua: nel caso il livello avesse superato l’altezza di 1,35 metri, arrivando a sfiorare la parte inferiore della barriera spalancata, l’acqua sarebbe gradualmente defluita all’interno. Alla fine, non ce n’è stato bisogno, ma la sostanza resta. Lo stesso schema verrà replicato per tutto il mese di novembre, solo nei momenti in cui un eventuale allarme lo dovesse richiedere.
Ecco la spiegazione. “I primi collaudi sui singoli impianti, senza la presenza di acqua, si sono conclusi in maniera positiva nei giorni scorsi – fa sapere Granelli – Stamattina (ieri, ndr) abbiamo iniziato a provare il funzionamento dei 7 pozzi che prelevano l’acqua di falda e la immettono nella vasca, fino a un’altezza di circa un metro, dando la configurazione di quella che sarà l’opera quando non saremo in allerta". Una sorta di laghetto artificiale.
I test andranno avanti per una settimana. Allo stesso tempo, vista la situazione, "abbiamo deciso di fare un’operazione a protezione di Milano", d’intesa con Mm e i responsabili di cantiere, che consiste appunto nell’attivazione parziale del bacino in caso di superamento della soglia di attenzione fissata a 1,08 metri.
La seconda fase consisterà in prove con l’acqua del Seveso, che verrà indirizzata nel bacino e poi reimmessa nel fiume. Durata: due settimane. Compiuto questo step, a fine mese, avverrà il varo "ufficioso" della struttura. A quel punto, ci sarà solo un ultimo passaggio amministrativo da compiere, di natura squisitamente burocratica, prima del definitivo varo all’inizio del 2024. L’invaso del Parco Nord sarà il primo a essere completato.
Da solo non è sufficiente, certo, ma basta un esempio per evidenziarne la centralità: secondo i calcoli dei tecnici, se fosse stato attivo la mattina del 31 ottobre, l’esondazione del Seveso avrebbe avuto una durata di tre ore e non di sei.
Quindi, i suoi effetti devastanti su Niguarda, Maggiolina, Isola e Garibaldi non sarebbero stati annullati, ma quantomeno ridotti della metà. Detto questo, per mettere una volta per tutte in sicurezza la metropoli, servono pure le vasche di Senago, Lentate e Varedo: stando a quanto comunicato dalla Regione, le prime due dovrebbero essere pronte nel 2024, mentre sulla terza non ci sono ancora certezze.
Intanto, sul fronte dei danni provocati dall’alluvione di martedì, le parole del sindaco Giuseppe Sala lasciano poco spazio alle interpretazioni: "Certamente non possiamo garantire nessun tipo di ristoro – ha chiarito il primo cittadino – Vediamo se il Governo prenderà decisioni in proposito. Uguale sui privati, noi non siamo in grado in questo momento. La cosa che va vista è quanti sono assicurati e quanti possono rivalersi sulle assicurazioni".
Le stime ancora provvisorie di Confcommercio parlano di circa 1.400-1.500 attività colpite, con una media di 8mila euro di danni e punte di 15mila.