
"La paziente ha avuto postumi permanenti pari al 60% perché non riesce ad assimilare quello che mangia".
È la conclusione a cui è giunto il consulente medico legale della parte civile, sentito ieri alla ripresa del processo al Tribunale di Monza che vede 2 chirurghi nel 2016 in servizio all’ospedale Multimedica di Sesto San Giovanni imputati di lesioni colpose gravissime perché avrebbero asportato "per errore" a una paziente di 53 anni tutto lo stomaco, dopo una "diagnosi di tumore maligno" che si è rivelata "totalmente sbagliata", perché era solo un’ulcera. Ora la donna, Maria S., sestese, addetta in una mensa, sposata, madre di due figli e nonna, passata dopo l’intervento da 58 a 37 chili, si è costituita parte civile al processo. Secondo il pm della Procura di Monza Alessandro Pepè, il primo chirurgo Valerio Ceriani e l’assistente Daniela Baldoli hanno "formulato un’errata diagnosi di carcinoma gastrico" senza "attendere l’esito delle biopsie eseguite" e non hanno informato la paziente sulla "scelta di eseguire un’asportazione totale" dello stomaco. Ceriani sostiene di avere agito per il bene della paziente. Mentre l’altra imputata ha ammesso di avere proceduto "convinta che Ceriani avesse avuto l’esito".
Tra i periti delle parti si è aperto uno scontro al dibattimento. "Sull’esito della tac dello stomaco non viene menzionata la sindrome del restringimento a clessidra", conclude il consulente medico legale della Procura. "La tac mostra uno stomaco ispessito e una dilatazione del duodeno che si arresta quando arriva all’arteria, compatibile con la stenosi gastrica a clessidra", sostiene invece il perito della difesa di Ceriani. Si torna in aula il 6 ottobre.Stefania Totaro