Coronavirus, i ristoratori: "Servirebbe un risarcimento anche per lo stress"

Tavoli tutti prenotati, prodotti già acquistati: la chiusura di Natale è l’ennesima beffa per gli storici ristoratori di Sesto San Giovanni

Lo staff del Caffè degli Artisti

Lo staff del Caffè degli Artisti

Sesto San Giovanni (Milano), 20 dicembre 2020 - Il giorno dopo il discorso del premier Giuseppe Conte e del nuovo decreto, tra i ristoratori c’è solo amarezza. "Pensavamo di sollevarci almeno per queste feste e invece dovremo stare chiusi", dicono in coro. La Pentola d’Oro aveva già il tutto esaurito nelle prenotazioni. "Eravamo pieni per il pranzo di Natale – ammette Gennaro Lepore, titolare del ristorante di via Fratelli Bandiera -. Poter lavorare almeno con la clientela cittadina in questi giorni sarebbe stato importante, avendo già perso quella aziendale. In questo periodo avevamo cene di auguri e di fine anno di imprese, associazioni, club. Lavoriamo tanto con le aziende".

Un fine anno che complica una situazione già allo stremo. "Siamo stati 6 mesi chiusi e per 6 mesi abbiamo lavorato male – confessa Lepore -. Sul 2020 avremo l’80% di perdita rispetto agli altri anni. I ristori coprono, ma non del tutto". Si attende il 7 gennaio. "Non riconvertiremo le prenotazioni in consegne a domicilio. In questi mesi, le abbiamo effettuate solo ai clienti più affezionati".

Perché ci vuole una grande catena di montaggio, come dice Nicola Morganti che di locali ne ha due, sul cavalcavia Buozzi e in via Breda. "C’è tanto da riorganizzare. E il profitto è minimo. Per 30 consegne in una sera devi essere molto efficiente, perché sai che c’è da correre dalle 19 alle 20,30. Venerdì avevamo 6 camerieri tramutati in fattorini, lo stesso personale di sempre in cucina". Anche Morganti, per le feste, era pieno. "Avevo preso le prenotazioni sia ai tavoli sia alle consegne: ora saranno tutte da convertire nelle seconde. Temevo che, alla fine, ci tenessero chiusi. Ormai dal 10 novembre lavoriamo tanto con asporto e consegna. Nel primo lockdown ero molto arrabbiato, ora c’è subentrata la rassegnazione".

C’è un problema economico, di tenuta del tessuto. "Nel 2020 perso il 50% del fatturato, dandoci tanto da fare. Il sostegno fa ridere, è irrisorio. Solo per le barriere in plexiglass, facendo qualcosa di particolare e bello, in fumé, sono andati via 4mila euro. Continuo a investire, anche nella pubblicità, nelle insegne, nelle auto con i loghi per il domicilio. Per poi farmi chiudere a Natale". C’è pure un altro risvolto. "Al di là dei soldi, ci vorrebbe un risarcimento mentale da stress correlato. Speriamo dal 7 gennaio ci sarà una normalità".

Lavorare sapendo che le regole possono cambiare dalla sera alla mattina, nonostante i primi annunci, come in questo caso. "Ci eravamo tenuti l’ultimo giorno per il fresco, ma il resto, come il beveraggio, era già tutto ordinato. Ora abbiamo il magazzino strapieno, la merce già pagata e, anche se non scade, non sappiamo quando e in quanto rientreremo dei costi", sottolinea Filippo Rizzo del ristorante Al Vesuvio di via Boccaccio. "Anche noi eravamo pieni. Apro per le consegne per i miei dipendenti, altrimenti mi converrebbe restare chiuso. Mi sono arrivati 13mila euro di ristori. È arrivato anche l’acconto delle tasse per l’anno prossimo: superava di 3mila euro il contributo".

Lavoro più che dimezzato per i gestori del Caffè degli Artisti di via Cesare da Sesto. "Non abbiamo riaperto Villa Campari, aspettiamo il nuovo anno. Avevamo però organizzato un Natale in sicurezza al Caffè, trasformando la location per lasciare i clienti a bocca aperta e preparando un pranzo di qualità dalle 12,30, garantendo la chiusura alle 16".  

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