Massimiliano Sestito, catturato il killer della 'ndrangheta in fuga da Rho a Napoli

Il sicario era evaso dai domiciliari a Pero (Milano) il 30 gennaio. È stato condannato a 30 anni di carcere per l'omicidio del carabiniere Renato Lio e ora rischia l'ergastolo per l'uccisione di un boss

Massimiliano Sestito, a sinistra

Massimiliano Sestito, a sinistra

Il sicario della 'ndrangheta Sestito Massimiliano è stato catturato a Napoli dai carabinieri dopo una fuga di sei giorni. Il killer era evaso dai domiciliari mentre si trovava nella casa del padre, a Pero, il 30 gennaio. Sabato sera è stato catturato dai carabinieri di Milano, coadiuvati da quelli di Napoli, presso la Stazione Circumvesuviana di Sant'Anastasia in provincia di Napoli. Il fuggitivo non era armato e, secondo ha tentato di scappare.

Sestito stava aspettando un taxi davanti alla stazione quando è stato intercettato dai militari. Con sé aveva i documenti del fratellocui assomiglia, un cellulare, una chiavette usb, una memory card, dei contanti in una busta della casa circondariale di Terni e anche due santini. 

Per individuarlo, secondo quando spiegato dai carabinieri, sono state fondamentali le intercettazioni telefoniche e le attività di “web patrolling”, cioè il pattugliamento dell’attività online e delle applicazioni di messaggistica delle persone vicine al fuggitivo. Il sicario di Rho, ritenuto affiliato alla cosca della 'ndrangheta catanzarese Iozzo-Chiefari-Procopio, era riuscito a scappare spezzando il braccialetto elettronico.

Chi è Massimiliano Sestito

Sestito, che ha 51 anni, è stato condannato a 30 anni di reclusione per l'omicidio dell'appuntato dei carabinieri Renato Lio, ucciso il 20 agosto 1991 a Soverato (Catanzaro): proprio al carabiniere che i commilitoni oggi dedicano l'arresto. Il sicario ora rischia l'ergastolo per aver freddato il boss Vincenzo Femia, a Roma, 10 anni fa. Sulla lista, ha precedenti anche per associazione mafiosa e traffico di droga.

Perché era ai domiciliari

Il motivo per cui si trovava ai domiciliari era che, dopo una condanna all'ergastolo in primo grado, era stato assolto nel 2019 dalla Corte d'appello di Roma. Era stato quindi scarcerato dal penitenziario di Terni, in Umbria, e messo ai domiciliari il 12 gennaio a casa del padre. Stava aspettando il verdetto della Cassazione, che era inizialmente prevista per il 3 febbraio e che è stata rinviata al 28 febbraio. Il procuratore generale della Cassazione (cioè la pubblica accusa) ha chiesto ai giudici di confermare l'ergastolo.

Le reazioni alla cattura

Dopo la cattura, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi si è congraturato con l'Arma dei Carabinieri sottolineando "l'importanza di un'operazione che ha consentito di interrompere in tempi brevi la latitanza del criminale già condannato a 30 anni per l'omicidio di un Carabiniere e che era fuggito in attesa del verdetto della Cassazione per un altro omicidio". 

"Congratulazioni ai carabinieri di Milano e di Napoli che hanno nuovamente assicurato alla giustizia questo criminale. Mai più domiciliari per questo pericoloso malavitoso", ha dichiarto in una nota Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria.

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